venerdì 21 dicembre 2007

lunedì 17 dicembre 2007

La risposta della Presidente Bresso

Egr. Sig. Formica,

desidero ringraziare Lei e tutta l'Associazione Obiettivo Nord Ovest per l'interesse dimostrato nei confronti del progetto intrapreso dalle Giunte regionali di Piemonte e Liguria di collaborazione e di integrazione reciproca in quegli ambiti politici che vedono i due territori marciare secondo gli stessi ideali e interessi. Al contempo si sta valutando, grazie all'apporto di importanti costituzionalisti, quali vie seguire per dare maggiore autonomia alle due Regioni. Con la Regione Liguria stiamo andando avanti cercando appunto di sviluppare più percorsi di collaborazione e, sono sicura, i risultati che ne verranno fuori saranno buoni, ma non possono, nè devono, essere affrettati. E' bene tuttavia ricordare che, anche con maggiori condizioni di autonomia regionale, non potremmo avere certo le stesse risorse delle Regioni a statuto autonomo. Ho avuto modo di visitare il Vostro sito web (www.obiettivonordovest.org) e di partecipare all'interessante sondaggio; i più vivi complimenti! I miei migliori saluti e Auguri sinceri di Buone Feste,
Mercedes Bresso

giovedì 13 dicembre 2007

Tibet Libero

Questa sera, dalle ore 21.20, la Web Tv di Obiettivo Nord Ovest propone una serata sul tema "Tibet Libero". Dopo la visita del Dalai Lama a Milano nei giorni scorsi e quella di oggi a Roma, riteniamo doveroso contribuire anche noi, per il poco che possiamo fare, all'azione di sensibilizzazione finalizzata al riconoscimento di una vera autonomia e dei diritti umani al popolo tibetano.

La nostra associazione ha come obiettivo primario il riconoscimento dell’autonomia e dei diritti dei popoli del nord ovest e non può esimersi dall’esprimere solidarietà a tutti quei popoli che, come noi, stanno lottando per ottenere la libertà. Ci rammarichiamo che il Governo di Roma non abbia voluto ricevere in forma ufficiale il Dalai Lama; questo ancora una volta dimostra l’insensibilità di quel Governo a riconoscere i giusti diritti a quei popoli che oggi non ne hanno. Ogni comunità che si riconosca tale ha il diritto di vivere in armonia ed in piena autonomia.

"minoranze linguistiche" piemontesi: approvata la legge regionale


Il Movimento “Obiettivo Nord Ovest giudica positivamente l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale del Piemonte, della legge che permetterà ai franco-provenzali, occitani e walser di veder esposta la propria bandiera negli edifici pubblici dei propri comuni. E’ un piccolo, ma importante, primo passo verso il riconoscimento e la tutela delle identità locali.

Occorre, però, superare il criterio esclusivo delle “minoranze linguistiche” e concedere medesima tutela e valorizzazione ad ogni comunità, intesa come un insieme di individui formante un gruppo riconoscibile con proprie specificità.

Il riconoscimento della propria identità deve essere, inoltre, un diritto naturale e non una “concessione” vincolata e limitata da un organo superiore.

Ecco perché, mentre applaudiamo i consiglieri Ferraris e Rostagno per l’iniziativa intrapresa, allo stesso tempo prendiamo le distanze dalla dichiarazione degli stessi, i quali affermano che “specifiche norme, ovviamente previste, per l’uso delle suddette bandiere eviteranno usi non appropriati e salvaguarderanno la prioritaria dignità della bandiera italiana ed europea”.

Se si vuole tutelare le realtà locali, seriamente e non per fini elettorali, occorre concedere loro l’autonomia e il diritto di “poter decidere” sulle questioni riguardanti il proprio territorio. Il lungo e faticoso percorso, per restituire la libertà ai popoli, incontra già un pericoloso ostacolo rappresentato dal voler imporre una “prioritaria dignità” della bandiera italiana ed europea rispetto alla bandiera locale.

Andrea Giribaldi

mercoledì 12 dicembre 2007

Lettera aperta al Presidente della Regione Liguria


Egregio Presidente Claudio Burlando,

da qualche mese Lei e la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso state promuovendo accordi interregionali volti alla cooperazione tra territori complementari ed a una maggiore autonomia.

Mercedes Bresso ha precisato, inoltre, come lo scopo di entrambe le Giunte sia quello di arrivare, per le nostre regioni, ad una forma di autonomia simile a quella sud tirolese. In questi mesi avete siglato accordi in materia di sanità e promozione turistica, ma difficilmente il cittadino si è reso conto delle potenzialità del vostro progetto.

E’ di questi giorni la notizia che, con la nuova finanziaria, saranno stanziati trenta milioni di euro per finanziare quei comuni che avevano chiesto il passaggio da una regione a statuto ordinario ad una a statuto speciale (come Cortina D’Ampezzo in Veneto); sempre di questi giorni è la notizia che in Trentino l’ICI scomparirà definitivamente dal 2008. Spesso, a queste notizie non viene attribuita l’importanza che meritano e non arrivano ai cittadini.

E’ certamente utile proporre reciproci accordi sulla promozione di prodotti tipici locali a Savona o a Torino, ma è sicuramente più importante affrontare tematiche concrete per spiegare al cittadino quanto, in termini economici, rimarrebbe sul nostro territorio e quanto si risparmierebbe ogni anno. Basti pensare che oggi Bolzano amministra circa 4 miliardi di euro (la Provincia di Roma solo 800 milioni) dovuto anche al fatto che il 90 % dell’Irpef ed il 40 % dell’Iva ritorna nelle casse delle due Province Autonome.

Auspico quindi un maggiore coinvolgimento dei cittadini ed una maggiore concretezza politica. Se dal 2008 l’Ici non esisterà più per i cittadini trentini, quando diventerà una realtà anche per i liguri? Quando potremmo trattenere anche noi il 90 % dell’Irpef? Perché Cortina deve ricevere fondi per non “scappare” in Trentino e noi no? Dobbiamo forse promuovere un referendum di annessione alla Regione Autonoma della Sardegna?

Danilo Formica

lunedì 10 dicembre 2007

RIFLESSIONI MR: Un Comitato per l'Autonomia


Si è tenuto sabato scorso a Varallo, su iniziativa degli amici di “Obiettivo Nord-Ovest” un interessante incontro tra i rappresentanti di associazioni e movimenti e personalità dell’ambiente autonomista per confrontarsi e discutere sulla proposta di unione federale di Liguria e Piemonte in una grande regione a Statuto speciale.
Si è tenuto sabato scorso a Varallo, su iniziativa degli amici di “Obiettivo Nord-Ovest” un interessante incontro tra i rappresentanti di associazioni e movimenti e personalità dell’ambiente autonomista per confrontarsi e discutere sulla proposta di unione federale di Liguria e Piemonte in una grande regione a Statuto speciale.
Anche se, come spesso accade nel panorama dell’autonomismo, vi sono stati interventi caratterizzati da visioni personali ed integralismi localistici, la relazione introduttiva di Andrea Giribaldi, portavoce del movimento “Obiettivo Nord Ovest", è emersa per la chiarezza espositiva e per gli interessanti contenuti mentre quella conclusiva di Roberto Gremmo è stata come al solito competente ed energica.Quello che al termine dell’incontro tra tutte queste realtà autonomiste penso sia emerso è che ci si trova ad affrontare una sostanziale spaccatura tra chi desidera portare avanti una politica radicale di rivendicazioni autonomiste ed indipendentiste e chi ritiene di poter dialogare con altri soggetti politici per perseguire una via più moderata per il graduale ottenimento di sempre maggiore autonomia regionale.

Al di là del fatto che il Movimento Regionalista abbia indirizzato la sua azione politica verso la linea pragmatica di un confronto serio e costruttivo con le differenti realtà politiche del territorio piemontese per la condivisione di obiettivi comuni che conferiscano alla nostra regione un maggior grado di autonomia, quello che emerge è la frammentazione di un potenziale politico ed elettorale.Durante l’incontro si è spesso parlato di una sorta di coordinamento tra i diversi movimenti ed associazioni, ma il timore di riproporre ciò che fu l’esperienza della Lega, genera in tutti una naturale diffidenza.Alla luce di tutto ciò siccome durante l’incontro da più parti si è vista come positiva ed innovativa l’idea di una macro-regione ligure-piemontese, la proposta che nasce dal gruppo di Torino del MR (e sulla quale invitiamo a dibattere) è di dare vita ad un Comitato Promotore di un Progetto, magari assieme ad “Obiettivo NordOvest”, aperto all'adesione di movimenti, associazioni, partiti, istituzioni, personalità del mondo della cultura, della politica, dell'impresa e singoli cittadini per la creazione di questa nuova realtà macro-regionale.Si tratterebbe di riproporre in chiave autonomista la struttura dei vari "movimenti referendari", politicamente trasversali, efficaci nella comunicazione, semplici nella struttura. Questo non solo garantirebbe da ingerenze nella politica localistica dei singoli gruppi o movimenti, ma permetterebbe alle singole realtà aderenti di partecipare ad un progetto comune fornendo il proprio contributo ognuno nella forma che ritenga più opportuna. Inoltre consentirebbe una grande visibilità politica e la possibilità di confrontarsi con tutto l’arco costituzionale su di una proposta concreta.Un nuovo incontro sarà presto organizzato a San Remo. La nostra speranza è che il Movimento Regionalista possa farsi trovare pronto per presentare questa proposta assieme ad un preciso piano d’azione per la messa in atto di questo nuovo ambizioso progetto. Si apra la discussione…

Fabrizio Bissacco

giovedì 6 dicembre 2007

buoni propositi, ora però vogliamo i fatti


L'Associazione Obiettivo Nord Ovest si trova in totale sintonia con le parole espresse dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Durante l'incontro con la comunità economica, a Milano, il Presidente Napolitano ha sottolineato come sia un dovere attuare il titolo V della Costituzione. Auspichiamo, però, che tali parole trovino la giusta concretezza nella realtà; troppe volte si è sentito parlare di federalismo in modo distorto e strumentale. Per noi, attuare il federalismo significa lasciare le risorse sul territorio che le ha generate, rendere responsabili gli enti più vicini al cittadino e garantire maggiore trasparenza su come vengono investiti ed utilizzati i soldi pubblici. Siamo favorevoli all'attuazione del federalismo fiscale senza prescindere da un federalismo politico: non esiste, infatti, realtà dove si sia realizzato un federalismo fiscale senza prima aver attuato un’opera di grande decentramento di competenze, anche legislative, agli enti locali. Infine, dal momento che lo stesso Presidente della Repubblica invita ad attuare quel poco di federalismo che già esiste in Costituzione oggi, invitiamo il Presidente della Regione Liguria a fare pressione presso gli organi competenti e chiediamo altresì a che punto sia l'iter, proposto quest'estate, per la creazione di una macro regione a statuto speciale sul modello sud tirolese. Infatti, dopo gli annunci di luglio, sono mesi che non si sente parlare di autonomia. Valutiamo essenziale portare avanti questo progetto per garantire una nuova forma di sviluppo alla nostra regione e per potersi esprimere su scenari politico – economici, autonomamente, a livelli internazionali.

martedì 4 dicembre 2007

lunedì 3 dicembre 2007

L'intervento di Andrea Giribaldi


Si è tenuto sabato a Varallo Sesia un convegno sulla proposta di unione federale di Liguria e Piemonte in una grande regione a Statuto speciale. Hanno partecipato al dibattito rappresentanti di movimenti e associazioni autonomiste e federaliste di tutto il territorio ligure-piemontese. Il convegno si è aperto con la relazione introduttiva del sanremese Andrea Giribaldi, portavoce del movimento “Obiettivo Nord Ovest”“Ritengo fondamentale l’incontro di tutti i movimenti autonomisti per creare un “laboratorio politico-culturale” di idee e progetti al fine di restituire credibilità alla causa autonomista e federalista all’interno di un serio dibattito politico.Il movimento “Obiettivo Nord Ovest” nasce dall’esigenza di un territorio, quello ligure piemontese, il quale necessità di maggiore autonomia per rilanciare la propria economia, soffocata da decenni d’immobilismo della politica nazionale e soprattutto per restituire dignità ai propri popoli.Per raggiungere questi obiettivi la proposta di unire la Liguria e il Piemonte in un’unica macroregione a statuto speciale assume un significato rilevante.L’unione del nord ovest non è una novità nel dibattito politico: da oltre trent’anni il gruppo “Alpazur” evidenzia la complementarietà tra il territorio marittimo ligure e il retroterra piemontese, promuovendo l’unione amministrativa delle due regioni. Nel 1994 la Fondazione Agnelli, in uno studio sul federalismo applicabile in Italia, ridisegnava i confini delle regioni riducendole da 20 a 12, unendo la Liguria e il Piemonte, riconoscendo l’oggettiva difficoltà che regioni troppo piccole avrebbero nell’essere autosufficienti, nel gestirsi e nel programmare piani di sviluppo funzionali, oltre che il rischio di creare un disequilibrio nei rapporti interni della confederazione stessa.Quest’anno i due presidenti di Liguria e Piemonte, Claudio Burlano e Mercedes Bresso, hanno ripreso il progetto Liguria-Piemonte partendo da un accordo quadro interregionale per la gestione comune d’interventi d’interesse congiunto, in particolare, sui temi della sanità, del turismo e delle infrastrutture. Entrambi i presidenti hanno inoltre auspicato l’ottenimento dello statuto speciale per la macroregione.
I vantaggi economici che deriverebbero da quest’accordo sono molteplici e interesserebbero entrambe le regioni. La nuova macroregione acquisirebbe, inoltre, grande competitività nei mercati internazionali, attraverso le oltre 450 mila imprese ed un Prodotto Interno Lordo di 144 miliardi di euro, rendendola seconda alla sola Lombardia.Analizziamo perché questo progetto è così importante per la causa autonomista e federalista.Innanzitutto occorre chiarire cosa s’ intende per autonomia e per federalismo.Questi termini, a volte, vengono accomunati sotto lo stesso significato e tradotti nel classico slogan “padroni a casa nostra”, un modo un po’ semplicistico di risolvere la questione.Altri, al contrario, contrappongono il concetto di autonomia, al quale legano il significato di “separazione” e “divisione”, al termine federalismo che invece associano al concetto di “unione”.Non condivido questa contrapposizione in quanto ritengo che autonomia e federalismo siano parte integrante dello stesso processo. Se per federalismo intendiamo un patto, o contratto, stipulato da diverse comunità che concedono parte della propria sovranità per mettere in comune alcune competenze, non possiamo prescindere dal considerare due aspetti fondamentali.Il primo è quello di ritenere questo patto o contratto come mutabile nel tempo e riconoscere il naturale diritto di rescindere il contratto stesso (e quindi di secedere dalla federazione), qualora un qualsiasi contraente non ritenesse più vantaggioso l’accordo.Il secondo aspetto è che i rispettivi contraenti, che intendono stipulare il “patto”, devono godere della propria indipendenza. Stipulare un patto federativo tra comunità impossibilitate di "contrattare liberamente", in quanto assoggettate ai vincoli di un organo comune superiore, rappresenterebbe ciò che si può definire "embrione" o “surrogato” di patto federativo, ma che, ovviamente, è ancora lontano dal federalismo che noi tutti auspichiamo di raggiungere. E’ evidente, quindi, l’impossibilità di trasformare uno stato centralista in un vero stato federale, senza prima riconoscere l’autonomia alle comunità che lo compongono e la piena libertà nello stipulare reciproci accordi.Il primo passo deve essere, quindi, l’ottenimento dell’autonomia, da conquistare con una contrattazione ed una forte pressione da esercitare nei confronti dello stato, soprattutto attraverso il consenso popolare.L’attuale classe politica vive e si arricchisce grazie ad un sistema clientelare, assistenziale, autoreferenziale, di cui il centralismo è la madre naturale, motivo per cui non sarà facilmente concessa l’autonomia alle comunità locali.E’, però, innegabile che il “Sistema Italia” è fallimentare: la tassazione è tra le più alte d’Europa, gli enormi “buchi” del debito pubblico e del sistema pensionistico aumentano ogni anno e le spese per la pubblica amministrazione non tendono a diminuire. Di fronte a questi dati, la classe dirigente non intende proporre un forte piano di riforme, necessarie, non tanto per il rilancio, ma per la semplice sopravvivenza economica del Paese. Si aprono quindi scenari nuovi e tutto il movimento autonomista e federalista deve essere pronto nell’esercitare la giusta pressione e nel promuovere ogni azione che possa destabilizzare l’attuale sistema di suddivisione dei poteri, al fine di ottenere l’autonomia finanziaria, legislativa ed amministrativa, unico strumento per recuperare competitività, benessere economico e maggiore efficienza.L’autonomia rappresenterebbe, inoltre, un utile strumento per favorire una riscoperta culturale locale e per riappropriarsi del comune sentimento d’appartenenza a comunità con proprie identità e specificità. L'Italia, infatti, autodefinitasi “Stato nazionale ed unitario”, ha affermato la sua unità con l'oppressione politica e la distruzione delle culture locali, attraverso processi di “italianizzazione”, nel tentativo di omologare culture e lingue diverse, in nome di un’italianità tutta da inventare e costruire.Occorre considerare che le Regioni non sono nate dalla volontà popolare, ma da un atto unilaterale dello Stato che le ha create sulla base di un criterio geografico arbitrario, disegnando a tavolino i limiti territoriali, trascurando ogni principio culturale, etnico e linguistico. Una proposta di ridisegnamento dei confini, che coinvolga i cittadini attraverso strumenti di democrazia diretta, rappresenta, quindi, un passo in avanti nel riconoscimento del diritto di autodeterminazione dei popoli, che, solo sulla carta, è sancito dal diritto internazionale, ma non è effettivamente applicabile, in quanto non è altrettanto riconosciuto il diritto di autodefinizione dei popoli.
Attraverso il riconoscimento e la tutela delle realtà e nazionalità locali, quali i territori Insubri, Brigaschi, Occitani, Franco-provenzali e Walser, la Valsesia e la Val d’Ossola, la nuova macroregione potrebbe essere un esempio di come, applicando il modello federalista, si possono unire popoli e nazionalità differenti riconoscendone l’identità, l’autonomia e la libertà, senza dover necessariamente omologare e distruggere ogni diversità e particolarità.La vicina Svizzera è l’attuale dimostrazione di come il federalismo ha unito comunità diversissime sotto il profilo etnico, linguistico e religioso senza annullarne le specificità.Occorre tradurre tutti questi propositi in concretezza politica, partendo con l’ applicare la riforma del titolo V della costituzione, che permette alle Regioni di ratificare intese per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni (Art. 117) e di unire Regioni esistenti o crearne delle nuove quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.(Art. 132)
Regola, quest’ultima, importantissima in quanto il riconoscimento e l’applicazione della sovranità popolare sono caratteristiche essenziali di un sistema federale.Contemporaneamente occorre esercitare una forte pressione per ottenere la riforma dell’articolo 116 della costituzione ed aggiungere la Liguria e il Piemonte nelle Regioni a Statuto Speciale.Un patto tra Piemonte e Liguria può assumere, in questo senso, un chiaro e preciso intento politico: unire le forze per aumentare il potere contrattuale nei confronti dello stato centrale.Le possibilità di successo crescono esponenzialmente se si combatte il centralismo da più punti: il consiglio regionale del Veneto, su proposta dei consiglieri di “Progetto Nord Est”, ha già approvato una legge regionale, da sottoporre al parlamento, nella quale chiede lo statuto speciale per il Veneto.In Lombardia, il “Progetto Lombardia” ed il “Fronte Lombardia” hanno iniziato una raccolta di firme per chiedere lo statuto speciale per la propria regione.E’ necessario, inoltre, combattere l’attuale bipolarismo che contrappone destra e sinistra, distogliendo l’attenzione dei cittadini dalla vera ed importante contrapposizione esistente tra le comunità, alle quali non viene riconosciuta la giusta autonomia, e lo stato centrale. Occorre pretendere che, chiunque venga eletto in un territorio, ne rappresenti le istanze, anche se in contrapposizione con la linea nazionale del partito”.
Concludo con una citazione di Gianfranco Miglio: “Con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi ad un altro paese, formarne uno nuovo”.