SAVONA. 15 NOV. Pochi giorni fa il Ministro Bianchi ha di fatto fermato, per l'ennesima volta, il progetto del Terzo Valico. Progetto che per i Liguri è diventato ormai una barzelletta. Un giorno lo si fa, il giorno dopo si ferma tutto. Tale progetto risulta essere indispensabile per lo sviluppo portuale della nostra Regione, quindi è di vitale importanza la sua realizzazione. La scorsa settimana, una alleanza bipartisan tra consiglieri regionali liguri, aveva chiesto la possibilità al Governo di trattenere parte del ricavato fiscale, derivante dai porti, per finanziare appunto il Tervo Valico. Nella stessa giornata il Ministro Bianchi faceva sapere di essere contrario a questa sorta di federalismo portuale perché, a suo parere, "mette le Regioni del Sud contro il Nord" e che la ripartizione del gettito va ripartita secondo "criteri politici". Ora mi chiedo quali siano questi criteri politici. Chi decide dove destinare i soldi derivanti dalla portualità ligure? Naturalmente non un ligure. Da un recente studio della Bocconi, si evince come i porti liguri siano una risorsa non sfruttata per il nostro territorio. Infatti i nostri porti producono ogni anno quasi 4 miliardi di euro e gestiscono circa il 60% del traffico merci. Quest'estate però, direttamente al forum del Nord Ovest organizzato dal Sole24ore, le autorità portuali liguri lanciavano il loro allarme verso una carenza strutturale che penalizza il nostro mercato portuale rispetto ad altri porti d'Europa. "I costi del 'non fare' nel settore sono elevatissimi», come ricordava Oliviero Baccelli del Certet. La situazione di stallo penalizza la competitività non solo della Liguria, ma di tutto il Nord/Ovest: 800mila teus all'anno (per un totale di Iva non incassata intorno ai 2 miliardi di euro) prendono la via dei porti del Nord Europa. Attualmente solo il 15/20% delle merci viene trasportato su rotaia; una percentuale ancora troppo bassa per competere con i tempi ed i servizi offerti sugli altri mercati europei. Il Governo non ha diritto di decidere del nostro futuro. Oggi servono le infrastrutture per rimanere sul mercato ed è impensabile che, da popolo sovrano quale dovremmo essere, ci impediscano di trattenere parte di quel denaro che, per diritto naturale, dovrebbe essere nostro. Infine mi oppongo fortemente a questo sistema burocratico così centralizzato; dove la riscossione delle risorse fiscali a livello centrale comporta la centralizzazione delle clientele d'affari e, di conseguenza, la penalizzazione di alcuni territori a favore di altri.
Danilo Formica
portavoce provinciale "Obiettivo Nord Ovest"
tratto da: Liguria Notizie
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