venerdì 21 dicembre 2007

lunedì 17 dicembre 2007

La risposta della Presidente Bresso

Egr. Sig. Formica,

desidero ringraziare Lei e tutta l'Associazione Obiettivo Nord Ovest per l'interesse dimostrato nei confronti del progetto intrapreso dalle Giunte regionali di Piemonte e Liguria di collaborazione e di integrazione reciproca in quegli ambiti politici che vedono i due territori marciare secondo gli stessi ideali e interessi. Al contempo si sta valutando, grazie all'apporto di importanti costituzionalisti, quali vie seguire per dare maggiore autonomia alle due Regioni. Con la Regione Liguria stiamo andando avanti cercando appunto di sviluppare più percorsi di collaborazione e, sono sicura, i risultati che ne verranno fuori saranno buoni, ma non possono, nè devono, essere affrettati. E' bene tuttavia ricordare che, anche con maggiori condizioni di autonomia regionale, non potremmo avere certo le stesse risorse delle Regioni a statuto autonomo. Ho avuto modo di visitare il Vostro sito web (www.obiettivonordovest.org) e di partecipare all'interessante sondaggio; i più vivi complimenti! I miei migliori saluti e Auguri sinceri di Buone Feste,
Mercedes Bresso

giovedì 13 dicembre 2007

Tibet Libero

Questa sera, dalle ore 21.20, la Web Tv di Obiettivo Nord Ovest propone una serata sul tema "Tibet Libero". Dopo la visita del Dalai Lama a Milano nei giorni scorsi e quella di oggi a Roma, riteniamo doveroso contribuire anche noi, per il poco che possiamo fare, all'azione di sensibilizzazione finalizzata al riconoscimento di una vera autonomia e dei diritti umani al popolo tibetano.

La nostra associazione ha come obiettivo primario il riconoscimento dell’autonomia e dei diritti dei popoli del nord ovest e non può esimersi dall’esprimere solidarietà a tutti quei popoli che, come noi, stanno lottando per ottenere la libertà. Ci rammarichiamo che il Governo di Roma non abbia voluto ricevere in forma ufficiale il Dalai Lama; questo ancora una volta dimostra l’insensibilità di quel Governo a riconoscere i giusti diritti a quei popoli che oggi non ne hanno. Ogni comunità che si riconosca tale ha il diritto di vivere in armonia ed in piena autonomia.

"minoranze linguistiche" piemontesi: approvata la legge regionale


Il Movimento “Obiettivo Nord Ovest giudica positivamente l’approvazione, da parte del Consiglio Regionale del Piemonte, della legge che permetterà ai franco-provenzali, occitani e walser di veder esposta la propria bandiera negli edifici pubblici dei propri comuni. E’ un piccolo, ma importante, primo passo verso il riconoscimento e la tutela delle identità locali.

Occorre, però, superare il criterio esclusivo delle “minoranze linguistiche” e concedere medesima tutela e valorizzazione ad ogni comunità, intesa come un insieme di individui formante un gruppo riconoscibile con proprie specificità.

Il riconoscimento della propria identità deve essere, inoltre, un diritto naturale e non una “concessione” vincolata e limitata da un organo superiore.

Ecco perché, mentre applaudiamo i consiglieri Ferraris e Rostagno per l’iniziativa intrapresa, allo stesso tempo prendiamo le distanze dalla dichiarazione degli stessi, i quali affermano che “specifiche norme, ovviamente previste, per l’uso delle suddette bandiere eviteranno usi non appropriati e salvaguarderanno la prioritaria dignità della bandiera italiana ed europea”.

Se si vuole tutelare le realtà locali, seriamente e non per fini elettorali, occorre concedere loro l’autonomia e il diritto di “poter decidere” sulle questioni riguardanti il proprio territorio. Il lungo e faticoso percorso, per restituire la libertà ai popoli, incontra già un pericoloso ostacolo rappresentato dal voler imporre una “prioritaria dignità” della bandiera italiana ed europea rispetto alla bandiera locale.

Andrea Giribaldi

mercoledì 12 dicembre 2007

Lettera aperta al Presidente della Regione Liguria


Egregio Presidente Claudio Burlando,

da qualche mese Lei e la Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso state promuovendo accordi interregionali volti alla cooperazione tra territori complementari ed a una maggiore autonomia.

Mercedes Bresso ha precisato, inoltre, come lo scopo di entrambe le Giunte sia quello di arrivare, per le nostre regioni, ad una forma di autonomia simile a quella sud tirolese. In questi mesi avete siglato accordi in materia di sanità e promozione turistica, ma difficilmente il cittadino si è reso conto delle potenzialità del vostro progetto.

E’ di questi giorni la notizia che, con la nuova finanziaria, saranno stanziati trenta milioni di euro per finanziare quei comuni che avevano chiesto il passaggio da una regione a statuto ordinario ad una a statuto speciale (come Cortina D’Ampezzo in Veneto); sempre di questi giorni è la notizia che in Trentino l’ICI scomparirà definitivamente dal 2008. Spesso, a queste notizie non viene attribuita l’importanza che meritano e non arrivano ai cittadini.

E’ certamente utile proporre reciproci accordi sulla promozione di prodotti tipici locali a Savona o a Torino, ma è sicuramente più importante affrontare tematiche concrete per spiegare al cittadino quanto, in termini economici, rimarrebbe sul nostro territorio e quanto si risparmierebbe ogni anno. Basti pensare che oggi Bolzano amministra circa 4 miliardi di euro (la Provincia di Roma solo 800 milioni) dovuto anche al fatto che il 90 % dell’Irpef ed il 40 % dell’Iva ritorna nelle casse delle due Province Autonome.

Auspico quindi un maggiore coinvolgimento dei cittadini ed una maggiore concretezza politica. Se dal 2008 l’Ici non esisterà più per i cittadini trentini, quando diventerà una realtà anche per i liguri? Quando potremmo trattenere anche noi il 90 % dell’Irpef? Perché Cortina deve ricevere fondi per non “scappare” in Trentino e noi no? Dobbiamo forse promuovere un referendum di annessione alla Regione Autonoma della Sardegna?

Danilo Formica

lunedì 10 dicembre 2007

RIFLESSIONI MR: Un Comitato per l'Autonomia


Si è tenuto sabato scorso a Varallo, su iniziativa degli amici di “Obiettivo Nord-Ovest” un interessante incontro tra i rappresentanti di associazioni e movimenti e personalità dell’ambiente autonomista per confrontarsi e discutere sulla proposta di unione federale di Liguria e Piemonte in una grande regione a Statuto speciale.
Si è tenuto sabato scorso a Varallo, su iniziativa degli amici di “Obiettivo Nord-Ovest” un interessante incontro tra i rappresentanti di associazioni e movimenti e personalità dell’ambiente autonomista per confrontarsi e discutere sulla proposta di unione federale di Liguria e Piemonte in una grande regione a Statuto speciale.
Anche se, come spesso accade nel panorama dell’autonomismo, vi sono stati interventi caratterizzati da visioni personali ed integralismi localistici, la relazione introduttiva di Andrea Giribaldi, portavoce del movimento “Obiettivo Nord Ovest", è emersa per la chiarezza espositiva e per gli interessanti contenuti mentre quella conclusiva di Roberto Gremmo è stata come al solito competente ed energica.Quello che al termine dell’incontro tra tutte queste realtà autonomiste penso sia emerso è che ci si trova ad affrontare una sostanziale spaccatura tra chi desidera portare avanti una politica radicale di rivendicazioni autonomiste ed indipendentiste e chi ritiene di poter dialogare con altri soggetti politici per perseguire una via più moderata per il graduale ottenimento di sempre maggiore autonomia regionale.

Al di là del fatto che il Movimento Regionalista abbia indirizzato la sua azione politica verso la linea pragmatica di un confronto serio e costruttivo con le differenti realtà politiche del territorio piemontese per la condivisione di obiettivi comuni che conferiscano alla nostra regione un maggior grado di autonomia, quello che emerge è la frammentazione di un potenziale politico ed elettorale.Durante l’incontro si è spesso parlato di una sorta di coordinamento tra i diversi movimenti ed associazioni, ma il timore di riproporre ciò che fu l’esperienza della Lega, genera in tutti una naturale diffidenza.Alla luce di tutto ciò siccome durante l’incontro da più parti si è vista come positiva ed innovativa l’idea di una macro-regione ligure-piemontese, la proposta che nasce dal gruppo di Torino del MR (e sulla quale invitiamo a dibattere) è di dare vita ad un Comitato Promotore di un Progetto, magari assieme ad “Obiettivo NordOvest”, aperto all'adesione di movimenti, associazioni, partiti, istituzioni, personalità del mondo della cultura, della politica, dell'impresa e singoli cittadini per la creazione di questa nuova realtà macro-regionale.Si tratterebbe di riproporre in chiave autonomista la struttura dei vari "movimenti referendari", politicamente trasversali, efficaci nella comunicazione, semplici nella struttura. Questo non solo garantirebbe da ingerenze nella politica localistica dei singoli gruppi o movimenti, ma permetterebbe alle singole realtà aderenti di partecipare ad un progetto comune fornendo il proprio contributo ognuno nella forma che ritenga più opportuna. Inoltre consentirebbe una grande visibilità politica e la possibilità di confrontarsi con tutto l’arco costituzionale su di una proposta concreta.Un nuovo incontro sarà presto organizzato a San Remo. La nostra speranza è che il Movimento Regionalista possa farsi trovare pronto per presentare questa proposta assieme ad un preciso piano d’azione per la messa in atto di questo nuovo ambizioso progetto. Si apra la discussione…

Fabrizio Bissacco

giovedì 6 dicembre 2007

buoni propositi, ora però vogliamo i fatti


L'Associazione Obiettivo Nord Ovest si trova in totale sintonia con le parole espresse dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Durante l'incontro con la comunità economica, a Milano, il Presidente Napolitano ha sottolineato come sia un dovere attuare il titolo V della Costituzione. Auspichiamo, però, che tali parole trovino la giusta concretezza nella realtà; troppe volte si è sentito parlare di federalismo in modo distorto e strumentale. Per noi, attuare il federalismo significa lasciare le risorse sul territorio che le ha generate, rendere responsabili gli enti più vicini al cittadino e garantire maggiore trasparenza su come vengono investiti ed utilizzati i soldi pubblici. Siamo favorevoli all'attuazione del federalismo fiscale senza prescindere da un federalismo politico: non esiste, infatti, realtà dove si sia realizzato un federalismo fiscale senza prima aver attuato un’opera di grande decentramento di competenze, anche legislative, agli enti locali. Infine, dal momento che lo stesso Presidente della Repubblica invita ad attuare quel poco di federalismo che già esiste in Costituzione oggi, invitiamo il Presidente della Regione Liguria a fare pressione presso gli organi competenti e chiediamo altresì a che punto sia l'iter, proposto quest'estate, per la creazione di una macro regione a statuto speciale sul modello sud tirolese. Infatti, dopo gli annunci di luglio, sono mesi che non si sente parlare di autonomia. Valutiamo essenziale portare avanti questo progetto per garantire una nuova forma di sviluppo alla nostra regione e per potersi esprimere su scenari politico – economici, autonomamente, a livelli internazionali.

martedì 4 dicembre 2007

lunedì 3 dicembre 2007

L'intervento di Andrea Giribaldi


Si è tenuto sabato a Varallo Sesia un convegno sulla proposta di unione federale di Liguria e Piemonte in una grande regione a Statuto speciale. Hanno partecipato al dibattito rappresentanti di movimenti e associazioni autonomiste e federaliste di tutto il territorio ligure-piemontese. Il convegno si è aperto con la relazione introduttiva del sanremese Andrea Giribaldi, portavoce del movimento “Obiettivo Nord Ovest”“Ritengo fondamentale l’incontro di tutti i movimenti autonomisti per creare un “laboratorio politico-culturale” di idee e progetti al fine di restituire credibilità alla causa autonomista e federalista all’interno di un serio dibattito politico.Il movimento “Obiettivo Nord Ovest” nasce dall’esigenza di un territorio, quello ligure piemontese, il quale necessità di maggiore autonomia per rilanciare la propria economia, soffocata da decenni d’immobilismo della politica nazionale e soprattutto per restituire dignità ai propri popoli.Per raggiungere questi obiettivi la proposta di unire la Liguria e il Piemonte in un’unica macroregione a statuto speciale assume un significato rilevante.L’unione del nord ovest non è una novità nel dibattito politico: da oltre trent’anni il gruppo “Alpazur” evidenzia la complementarietà tra il territorio marittimo ligure e il retroterra piemontese, promuovendo l’unione amministrativa delle due regioni. Nel 1994 la Fondazione Agnelli, in uno studio sul federalismo applicabile in Italia, ridisegnava i confini delle regioni riducendole da 20 a 12, unendo la Liguria e il Piemonte, riconoscendo l’oggettiva difficoltà che regioni troppo piccole avrebbero nell’essere autosufficienti, nel gestirsi e nel programmare piani di sviluppo funzionali, oltre che il rischio di creare un disequilibrio nei rapporti interni della confederazione stessa.Quest’anno i due presidenti di Liguria e Piemonte, Claudio Burlano e Mercedes Bresso, hanno ripreso il progetto Liguria-Piemonte partendo da un accordo quadro interregionale per la gestione comune d’interventi d’interesse congiunto, in particolare, sui temi della sanità, del turismo e delle infrastrutture. Entrambi i presidenti hanno inoltre auspicato l’ottenimento dello statuto speciale per la macroregione.
I vantaggi economici che deriverebbero da quest’accordo sono molteplici e interesserebbero entrambe le regioni. La nuova macroregione acquisirebbe, inoltre, grande competitività nei mercati internazionali, attraverso le oltre 450 mila imprese ed un Prodotto Interno Lordo di 144 miliardi di euro, rendendola seconda alla sola Lombardia.Analizziamo perché questo progetto è così importante per la causa autonomista e federalista.Innanzitutto occorre chiarire cosa s’ intende per autonomia e per federalismo.Questi termini, a volte, vengono accomunati sotto lo stesso significato e tradotti nel classico slogan “padroni a casa nostra”, un modo un po’ semplicistico di risolvere la questione.Altri, al contrario, contrappongono il concetto di autonomia, al quale legano il significato di “separazione” e “divisione”, al termine federalismo che invece associano al concetto di “unione”.Non condivido questa contrapposizione in quanto ritengo che autonomia e federalismo siano parte integrante dello stesso processo. Se per federalismo intendiamo un patto, o contratto, stipulato da diverse comunità che concedono parte della propria sovranità per mettere in comune alcune competenze, non possiamo prescindere dal considerare due aspetti fondamentali.Il primo è quello di ritenere questo patto o contratto come mutabile nel tempo e riconoscere il naturale diritto di rescindere il contratto stesso (e quindi di secedere dalla federazione), qualora un qualsiasi contraente non ritenesse più vantaggioso l’accordo.Il secondo aspetto è che i rispettivi contraenti, che intendono stipulare il “patto”, devono godere della propria indipendenza. Stipulare un patto federativo tra comunità impossibilitate di "contrattare liberamente", in quanto assoggettate ai vincoli di un organo comune superiore, rappresenterebbe ciò che si può definire "embrione" o “surrogato” di patto federativo, ma che, ovviamente, è ancora lontano dal federalismo che noi tutti auspichiamo di raggiungere. E’ evidente, quindi, l’impossibilità di trasformare uno stato centralista in un vero stato federale, senza prima riconoscere l’autonomia alle comunità che lo compongono e la piena libertà nello stipulare reciproci accordi.Il primo passo deve essere, quindi, l’ottenimento dell’autonomia, da conquistare con una contrattazione ed una forte pressione da esercitare nei confronti dello stato, soprattutto attraverso il consenso popolare.L’attuale classe politica vive e si arricchisce grazie ad un sistema clientelare, assistenziale, autoreferenziale, di cui il centralismo è la madre naturale, motivo per cui non sarà facilmente concessa l’autonomia alle comunità locali.E’, però, innegabile che il “Sistema Italia” è fallimentare: la tassazione è tra le più alte d’Europa, gli enormi “buchi” del debito pubblico e del sistema pensionistico aumentano ogni anno e le spese per la pubblica amministrazione non tendono a diminuire. Di fronte a questi dati, la classe dirigente non intende proporre un forte piano di riforme, necessarie, non tanto per il rilancio, ma per la semplice sopravvivenza economica del Paese. Si aprono quindi scenari nuovi e tutto il movimento autonomista e federalista deve essere pronto nell’esercitare la giusta pressione e nel promuovere ogni azione che possa destabilizzare l’attuale sistema di suddivisione dei poteri, al fine di ottenere l’autonomia finanziaria, legislativa ed amministrativa, unico strumento per recuperare competitività, benessere economico e maggiore efficienza.L’autonomia rappresenterebbe, inoltre, un utile strumento per favorire una riscoperta culturale locale e per riappropriarsi del comune sentimento d’appartenenza a comunità con proprie identità e specificità. L'Italia, infatti, autodefinitasi “Stato nazionale ed unitario”, ha affermato la sua unità con l'oppressione politica e la distruzione delle culture locali, attraverso processi di “italianizzazione”, nel tentativo di omologare culture e lingue diverse, in nome di un’italianità tutta da inventare e costruire.Occorre considerare che le Regioni non sono nate dalla volontà popolare, ma da un atto unilaterale dello Stato che le ha create sulla base di un criterio geografico arbitrario, disegnando a tavolino i limiti territoriali, trascurando ogni principio culturale, etnico e linguistico. Una proposta di ridisegnamento dei confini, che coinvolga i cittadini attraverso strumenti di democrazia diretta, rappresenta, quindi, un passo in avanti nel riconoscimento del diritto di autodeterminazione dei popoli, che, solo sulla carta, è sancito dal diritto internazionale, ma non è effettivamente applicabile, in quanto non è altrettanto riconosciuto il diritto di autodefinizione dei popoli.
Attraverso il riconoscimento e la tutela delle realtà e nazionalità locali, quali i territori Insubri, Brigaschi, Occitani, Franco-provenzali e Walser, la Valsesia e la Val d’Ossola, la nuova macroregione potrebbe essere un esempio di come, applicando il modello federalista, si possono unire popoli e nazionalità differenti riconoscendone l’identità, l’autonomia e la libertà, senza dover necessariamente omologare e distruggere ogni diversità e particolarità.La vicina Svizzera è l’attuale dimostrazione di come il federalismo ha unito comunità diversissime sotto il profilo etnico, linguistico e religioso senza annullarne le specificità.Occorre tradurre tutti questi propositi in concretezza politica, partendo con l’ applicare la riforma del titolo V della costituzione, che permette alle Regioni di ratificare intese per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni (Art. 117) e di unire Regioni esistenti o crearne delle nuove quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.(Art. 132)
Regola, quest’ultima, importantissima in quanto il riconoscimento e l’applicazione della sovranità popolare sono caratteristiche essenziali di un sistema federale.Contemporaneamente occorre esercitare una forte pressione per ottenere la riforma dell’articolo 116 della costituzione ed aggiungere la Liguria e il Piemonte nelle Regioni a Statuto Speciale.Un patto tra Piemonte e Liguria può assumere, in questo senso, un chiaro e preciso intento politico: unire le forze per aumentare il potere contrattuale nei confronti dello stato centrale.Le possibilità di successo crescono esponenzialmente se si combatte il centralismo da più punti: il consiglio regionale del Veneto, su proposta dei consiglieri di “Progetto Nord Est”, ha già approvato una legge regionale, da sottoporre al parlamento, nella quale chiede lo statuto speciale per il Veneto.In Lombardia, il “Progetto Lombardia” ed il “Fronte Lombardia” hanno iniziato una raccolta di firme per chiedere lo statuto speciale per la propria regione.E’ necessario, inoltre, combattere l’attuale bipolarismo che contrappone destra e sinistra, distogliendo l’attenzione dei cittadini dalla vera ed importante contrapposizione esistente tra le comunità, alle quali non viene riconosciuta la giusta autonomia, e lo stato centrale. Occorre pretendere che, chiunque venga eletto in un territorio, ne rappresenti le istanze, anche se in contrapposizione con la linea nazionale del partito”.
Concludo con una citazione di Gianfranco Miglio: “Con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi ad un altro paese, formarne uno nuovo”.

mercoledì 21 novembre 2007

Federalismo portuale, interviene il movimento "Obiettivo Nord Ovest"


Danilo Formica, portavoce provinciale del movimento "Obiettivo Nord Ovest" interviene sul federalismo portuale. Di seguito alcune considerazioni.

Il federalismo portuale, tanto atteso dai liguri, ha fatto, in questi giorni, importanti passi in avanti, grazie anche al lavoro del Presidente della Regione Burlando, che, con coraggio, ha promosso e sostenuto il progetto a Roma. Non bisogna, però, cantare vittoria troppo presto, in quanto non è stata ancora resa nota quale sia la somma che rimarrà sul territorio e quale confluirà nelle casse di Roma. In questo senso occorre un cambiamento sostanziale!
Due considerazioni:
a) tra 2005 e 2006 il porto di Genova ha perso il suo storico primato nel Mediterraneo a favore di Barcellona e Valencia;
b) a fronte di 0,64 euro di "diritti portuali" per tonnellata movimentata a Rotterdam, 0,78 a Valencia, 0,89 a Marsiglia e 1,05 a Barcellona, ai porti liguri restano solamente 0,18 euro.

Analizzando questi dati si evince che pochi centesimi in più trattenuti sul nostro territorio non sarebbero sufficienti a rendere i nostri porti competitivi con il resto d'Europa ed un provvedimento poco risolutivo si trasformerebbe in semplice propaganda politica. Riteniamo, inoltre, un grosso errore, l'intenzione del Presidente dell'Authority di Savona di creare un solo comprensorio portuale tra Genova e Savona, in quanto un "cartello" porterebbe soltanto all'immobilismo e all'inefficienza

Al contrario, una volta ottenuta l'autonomia finanziaria, la concorrenza tra i porti liguri favorirebbe la "gara" all'offerta dei maggiori servizi ed ai prezzi minori, si investirebbe il capitale per migliorare le infrastrutture e si acquisirebbe maggiore competitività sul mercato portuale europeo. Per di più, con un'unica authority, si correrebbe il rischio di indirizzare tutte le risorse verso un unico territorio, a svantaggio di un'altro. Prendiamo esempio dalla vicina Svizzera e trasferiamo, al nostro sistema portuale, il "federalismo fiscale competitivo" che applicano i cantoni elvetici. Autonomia e concorrenza sono le ricette per rilanciare la nostra economia.
tratto da: Sanremonews, riviera24

martedì 20 novembre 2007

Convegno 1 dicembre a Varallo

Sabato, 1 Dicembre 2007 Convegno-dibattito a Varallo Valsesia sulla proposta di un’unione federale tra Liguria e Piemonte in una grande macroregione delle Alpi Occidentali. Appuntamento alle ore 15,00 presso l'Hotel Monterosa di Corso Regaldi, 7.
Ore 15:00 Apertura del convegno e relazione introduttiva di Giribaldi Andrea portavoce dell’associazione "Obiettivo Nord Ovest "
Ore 15:30 – 16:30 Interventi degli accreditati (5 minuti per esposizione) moderato da Sargentini Francesco del M.A.V.
Ore 16:30 – 18:30 Dibattito (tra tutti i presenti) presieduto da Giabardo Marco coordinatore Movimento Autonomista Valsesiano.
Ore 18:30 Compimento convegno, intervento di Gremmo Roberto, direttore del giornale "Piemont" e del supplemento "Valsesia Autonomista"

Leggi e Referendum: interviene 'Obiettivo Nord-Ovest'


"Si parla spesso di rafforzare i poteri del 'premier'. Ma poco o nulla di potenziare gli strumenti utili per una sovranità davvero popolare. Non tutti sanno che domenica scorsa, nonostante il silenzio della maggior parte dei mass media, è stata una giornata importante per la nostra democrazia. Per la prima volta in Italia è stata sperimentata la democrazia diretta di tipo propositivo: tramite referendum i cittadini possono esprimersi su varie proposte, se le approvano queste diventano effettivamente legge". Lo scrive Danilo Formica, portavoce provinciale di 'Obiettivo Nord Ovest' che prosegue: "Nel nostro ordinamento questo tipo di referendum non è previsto; è stato introdotto da qualche anno solo in Valle d'Aosta, dove si è tenuta la prima 'sperimentazione' referendaria. Purtroppo i cittadini, anche su suggerimento dei principali partiti locali, non sono andati a votare, non raggiungendo il 45% necessario per la validità della consultazione. Penso sia importantissimo ora portare questa “opportunità” anche al di là dei confini della Valle d'Aosta. Solo con l'introduzione di strumenti di democrazia diretta il cittadino potrà eliminare la “Casta” e tenere realmente sotto controllo i propri amministratori. Basti pensare che uno dei quesiti referendari valdostani su cui i cittadini dovevano esprimersi riguardava la realizzazione di un ospedale unico: situazione che qui da noi è stata portata avanti, dai nostri amministratori, senza chiedere alcuna opinione ai cittadini. Purtroppo invece tutto questo qui da noi è fantascienza ed il cittadino viene interpellato solamente ogni 5 anni per scegliere se è meglio un simbolo che un altro. Ma realmente poi in quei 5 anni che poteri ha di controllo su quei amministratori che ha fatto eleggere? Con il referendum propositivo il cittadino potrebbe sostituirsi al legislatore, ma soprattutto dare un segnale chiaro alla politica 'O ci fate le leggi che ci servono, o ce le facciamo noi!'".
tratto da: Liguria Notizie, Ivg.it

lunedì 19 novembre 2007

Varallo Sesia: un sanremese alla proposta di macroregione


Sabato 1° dicembre si terrà in Piemonte, a Varallo Valsesia, un dibattito sulla proposta di federazione di Liguria e Piemonte in un’unica macroregione a statuto speciale. Parteciperanno movimenti, associazioni e gruppi autonomisti, federalisti e identitari delle Comunità Liguri, Piemontesi e di tutto l’arco Alpino. Il convegno si aprirà con la relazione introduttiva del sanremese Andrea Giribaldi, portavoce del movimento politico-culturale 'Obiettivo Nord Ovest'.“Riteniamo fondamentale, ai fini della causa autonomista - dichiara Giribaldi - promuovere l’accordo del Piemonte e della Liguria per la costituzione di una grande macroregione, intesa come confederazione di comunità, ciascuna con propria identità e specificità. Politicamente, entrambe le regioni aumenterebbero il loro potere contrattuale nei confronti dello stato centrale, che, a causa della sua burocrazia e del suo immobilismo, frena lo sviluppo del nostro territorio. Per rilanciare la nostra economia e rendere più efficiente l’intero apparato amministrativo è, infatti, indispensabile conquistare l’autonomia legislativa, amministrativa e finanziaria. Economicamente la nuova macroregione sarebbe seconda alla sola Lombardia ed al pari del Veneto, una realtà forte e capace di imporsi sui mercati internazionali, attraverso le oltre 450 mila imprese ed un Prodotto Interno Lordo di 144 miliardi di euro. Conquistando il 'federalismo portuale', si potrebbe inoltre impiegare il gettito fiscale prodotto dal traffico container dei porti liguri, che oggi equivale a 4 miliardi di euro l’anno, per investire in infrastrutture, innovazione e tecnologia”.

da: Sanremonews.it

giovedì 15 novembre 2007

Intervento di "Obiettivo Nord Ovest" sulla questione del terzo valico


SAVONA. 15 NOV. Pochi giorni fa il Ministro Bianchi ha di fatto fermato, per l'ennesima volta, il progetto del Terzo Valico. Progetto che per i Liguri è diventato ormai una barzelletta. Un giorno lo si fa, il giorno dopo si ferma tutto. Tale progetto risulta essere indispensabile per lo sviluppo portuale della nostra Regione, quindi è di vitale importanza la sua realizzazione. La scorsa settimana, una alleanza bipartisan tra consiglieri regionali liguri, aveva chiesto la possibilità al Governo di trattenere parte del ricavato fiscale, derivante dai porti, per finanziare appunto il Tervo Valico. Nella stessa giornata il Ministro Bianchi faceva sapere di essere contrario a questa sorta di federalismo portuale perché, a suo parere, "mette le Regioni del Sud contro il Nord" e che la ripartizione del gettito va ripartita secondo "criteri politici". Ora mi chiedo quali siano questi criteri politici. Chi decide dove destinare i soldi derivanti dalla portualità ligure? Naturalmente non un ligure. Da un recente studio della Bocconi, si evince come i porti liguri siano una risorsa non sfruttata per il nostro territorio. Infatti i nostri porti producono ogni anno quasi 4 miliardi di euro e gestiscono circa il 60% del traffico merci. Quest'estate però, direttamente al forum del Nord Ovest organizzato dal Sole24ore, le autorità portuali liguri lanciavano il loro allarme verso una carenza strutturale che penalizza il nostro mercato portuale rispetto ad altri porti d'Europa. "I costi del 'non fare' nel settore sono elevatissimi», come ricordava Oliviero Baccelli del Certet. La situazione di stallo penalizza la competitività non solo della Liguria, ma di tutto il Nord/Ovest: 800mila teus all'anno (per un totale di Iva non incassata intorno ai 2 miliardi di euro) prendono la via dei porti del Nord Europa. Attualmente solo il 15/20% delle merci viene trasportato su rotaia; una percentuale ancora troppo bassa per competere con i tempi ed i servizi offerti sugli altri mercati europei. Il Governo non ha diritto di decidere del nostro futuro. Oggi servono le infrastrutture per rimanere sul mercato ed è impensabile che, da popolo sovrano quale dovremmo essere, ci impediscano di trattenere parte di quel denaro che, per diritto naturale, dovrebbe essere nostro. Infine mi oppongo fortemente a questo sistema burocratico così centralizzato; dove la riscossione delle risorse fiscali a livello centrale comporta la centralizzazione delle clientele d'affari e, di conseguenza, la penalizzazione di alcuni territori a favore di altri.

Danilo Formica
portavoce provinciale "Obiettivo Nord Ovest"
tratto da: Liguria Notizie

lunedì 22 ottobre 2007

Fra Dolcino e San Dolcito


Sabato 27 ottobre alle ore 16,30 presso: HOTEL “MONTEROSA” Corso Regaldi 7 in VARALLO VALSESIA Roberto Gremmo presenterà il suo nuovo libro: FRA DOLCINO E SAN DOLCITO. "L’enigma dell’eretico e il mistero delle reliquie “Questo studio storico molto documentato solleva forti dubbi sul rogo di Dolcino e Margherita, poiché le poche (anche anonime) fonti sono fra loro in contraddizione e vengono anche smentite da diversi documenti. L’autore si chiede che fine fecero quelle ossa scomode se, come sembra, l’eretico non venne interamente bruciato poi, inattesa, la scoperta: strane reliquie di un santo misterioso, tale Dolcito comparvero nel ‘700 in una chiesa di Garaglio , portate da un nobile giacobino. Gremmo parte da questa singolare assonanza tra Dolcino e Dolcito per scrivere un vero e proprio giallo storico che farà certamente discutere perche mette in discussione troppe verità propagandistiche sul celebre eresiarca Valsesiano.

martedì 16 ottobre 2007

Il federalismo fiscale competitivo di Pagliarini



Primo: identificare i compiti dello Stato, che sono di due tipi: compiti legislativi e compiti operativi


Secondo: i compliti legislativi sono "esclusivi" (pochi) e "concorrenti", assieme alle Regioni. Pochi anche questi.


Terzo: tutte le altre leggi sono responsabilità delle singole Regioni.Anche in concorrenza tra di loro. Non è"caos", è gara a chi amministra meglio, a dove la qualità della vita è migliore, a dove si attirano più investimenti e a dove c'è più sicurezza e meno ladri a piede libero.


Quarto: I compiti operativi dello Stato cemtyrale sono pochissimi. Includono le gestione del debito pubblico della Repubblica, ma non la gestione del welfare (LSU, pensioni di invalidità, ecc)
Quinto: i compiti dello Stato sono valutati a costi standard


Sesto: i compiti dello Stato sono finanziati con una delle due tasse nazionali. La "tassa per pagare iservizi dello Stato"


Settimo: la seconda tassa nazionale è la "tassa per la solidarietà e perequazione"La pagano tutti, il gettito va in un "piatto comune". Si calcola il PIL medio pro-capite nazionale. Le regioni che lo superano non ricevono niente. Quelle dove si genera un PIL pro capite inferiore alla media nazionale incassano quote della "tassa per la solidarietà e perequazione", a condizione che non vi sia significativa evasione fiscale e contributiva


Ottavo: il calcolo non viene effettuato sui valori nominali, ma sulla base del "potere d'acquisto".


Nono: tutto il resto, tutte le altre tasse, sono gestite dalle Regioni. Principio della concorrenza fiscale tra lele Regioni. Come in Svizzera. Esempio del cantone di Obvaldo: hanno deciso di passare a breve alla flat tax.


Decimo: nelle Regioni dove si decide di dare tanti servizi ai residenti ( cittadini, imprese, associazioni ecc) lapressione fiscale sarà superiore della pressione nelle Regioni dove gli amministratori decidono di dare menoservizi. Non vi sembra logico?


Ciao. Paglia

sabato 13 ottobre 2007

No alla tassa di scopo sul turismo


In questi giorni il Ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa sta pensando di inserire in finanziaria una tassa comunale di scopo sul turismo, ovvero una tassa di circa 5 euro a notte per i turisti che vorranno soggiornare nelle nostre città. La tassa, secondo il Ministro, sarà utile per migliorare i servizi e valorizzare i centri storici.La proposta mi trova sicuramente contrario. Non si può pensare di introdurre una tassa di 5 euro sul turismo perché il nostro paese risulta già fortemente penalizzato dalla concorrenza di altri paesi europei che, grazie a minori costi e maggiori servizi, attirano la gran parte del turismo. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un calo sistematico dei turisti stranieri, in particolare qui da noi in Liguria, di francesi e tedeschi; i quali solo pochi anni fa popolavano le nostre coste. Mi sembra assurdo sentir dire che tale tassa servirebbe per migliore servizi e valorizzare i centri storici poiché in molte altre realtà più “economiche” riescono già a valorizzare ampiamente il loro territorio. Concludo quindi dicendo che questa proposta mi sembra un “boomerang” destinato a realizzare l’effetto opposto: allontanare ulteriormente il turismo dal nostro paese.

mercoledì 10 ottobre 2007

Costi politica, aumento di 53 mln, In Finanziaria più spese per la "Casta"


Doveva essere una Finanziaria di rigore per le spese della politica, quelle che servono per fare funzionare la macchina istituzionale. Invece, come raccontano Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, nel 2008 questa voce di spesa aumenterà di 53 milioni di euro, arrivando a quasi 2 miliardi di euro. Una cifra esorbitante, viste le recenti promesse del governo di diminuire i costi della politica.Pare che i sussulti di anti-politica di questi ultimi tempi non abbiano inciso affatto sulle decisioni del governo. I costi della spesa corrente del ministero delle Finanze che riguardano il funzionamento di Camera, Senato, Quirinale, Corte Costituzionale, Cnel e Consiglio superiore della magistratura, non accennano a fermarsi. 53milioni in più rispetto al 2007 con buona pace di chi aveva chiesto qualche ridimensionamento e forse con un certo imbarazzo per chi ha studiato la Finanziaria.Ma le spese del 2007 e quelle del 2008 non sono comparabili. Chi ha predisposto il pacchetto legislativo ha accorpato voci, diviso settori, eliminato capitoli, aggiunto nuovi oggetti. E così non è facile capire dove e come cambia la spesa della politica nel dettaglio. Ma da una prima analisi della Finanziaria è chiaro che l'aumento di 53 milioni esiste. E gran parte di queste risorse vanno a incrementare la spesa per il funzionamento della presidenza del Consiglio dei ministri. Altri soldi servono per sostenere i due rami del Parlamento.Diversa è la situazione di alcuni ministeri. E' lì che si abbatte la mannaia della razionalizzazione della spesa. Molte sono le risorse che andranno perse per strada al ministero per le politiche della Famiglia (40 milioni circa). Analogo discorso per le Pari opportunità e per la Protezione civile. E nonostante gli appelli alla sobrietà della spesa divulgati con smepre maggiore frequenza dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Quirinale spende sempre di più con un balzo in un anno del 41,9%.

mercoledì 12 settembre 2007

Tutela culturale per Walser, approvata all'unanimità!

AOSTA, 12 SET - La proposta di legge per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale è stata presentata a seguito di una risoluzione votata all'unanimità dal Consiglio della Regione autonoma Valle d'Aosta nel quadro di iniziative volte a promuovere la salvaguardia e la valorizzazione di uno dei più significativi patrimoni culturali, quello delle popolazioni walser insediatesi nella notte dei tempi in particolare alle falde del Monte Rosa.I rappresentanti Walser, già in occasione degli Stati generali tenutisi il 4 maggio 2002 a Macugnaga, "chiesero espressamente l'inserimento della cultura e dell'ambiente walser nel patrimonio Unesco, ottenendo in seguito importanti impegni da parte del Governo". (ANSA).

lunedì 10 settembre 2007

Incontro ad Albenga (Sv)

Martedì 18 settembre incontro ad Albenga con Maria Giovanna Pintus, giornalista, direttore del giornale "La Veillà du Val d'Aoste", presidente dell'Associazione culturale "Università delle Genti e delle Tradizioni", docente e coordinatrice di un corso di "cultura dei popoli occitani e francoprovenzali"

venerdì 7 settembre 2007

Amministrazione Pubblica peggiore d'Europa

I dati qui sopra riportati sono stati pubblicati da Libero Mercato di Venerdì 7 settembre. Come si può intuire il nostro paese è decisamente sotto il livello degli altri paesi europei e sotto la media Ue. Questi dati sono preoccupanti soprattutto se si guarda alla sfera dell'amministrazione pubblica: nessuno peggio di noi.In effetti abbiamo ancora apparati "vecchi" ed obsoleti, difficili da riformare. Infatti tante sono state le riforme dagli anni '90 ad oggi, ma non sempre il legislatore è riuscito ad incidere sull'organizzazione ed i procedimenti della P.A. Penso ci sia ancora molto da fare in termini di meritocrazia e responsabilizzazione dei dirigenti pubblici (anche patrimoniale). Oggi, all'interno della Pa, è ancora forte il fattore dell'anzianità per l'avanzamento di carriera o per la riuscita di un concorso, penalizzando di fatto tutti quei giovani, che pur preparati, ricevono punteggi inferiori di chi già è dentro da anni nella Pa. Basti pensare che in diversi concorsi una laurea, in terimini di punti, vale quanto 10 mesi fatti nella Pa (sia come Co.Co.Co, interinale, etc.).Se si vuole creare una amministrazione efficiente fondata sulla meritocrazia bisogna incominciare cambiando queste piccole cose; arrivando poi a responsabilizzare tutti quei dirigenti che utilizzano i soldi pubblici come se fossero banconote del monopoli. Anche qui vorrei fare un esempio: a Savona, dove vivo io, per anni la società di trasporto pubblico ha accumulato pesanti passivi dovuti anche al fatto che il dirigente di allora ha speso miliardi di vecchie lire per lo studio progettuale di un metrobus a Savona. Se ne parlò per parecchio tempo fino a quando si capì che l'opera era irrealizzabile, a quel punto la società aveva speso per l'opera 2 milioni di euro! I finanziamenti europei vennero poi dirottati (gennaio di quest'anno) per il completamento della metropolitana genovese.Un dirigente che spende inutilmente 2 milioni di euro di soldi pubblici, non dovrebbe venire rimosso? Invece no, venne creata una nuova società dalla fusione di altre due e ne divenne presidente; senza che nessuno gli abbia mai chiesto un soldo di risarcimento per le sue "stravaganze" di amministrazione. Sono queste le vergogne del nostro paese.

martedì 28 agosto 2007

Biografia senza censure sul Garibaldi

Sabato 1 settembre alle ore 17.30 incontro al "Centro Polivalente" di Sagliano Micca nel Biellese, dove si terrà una conversazione fra Roberto Gremmo ("Valsesia autonomista") e Gilberto Oneto sul nuovo libro di quest'ultimo: "L'iperitaliano- Biografia senza censure di Giuseppe Garibaldi". Il dibattito si terrà nell'ambito della 4° festa dell' Autonomia organizzata dal "Movimento Indipendentista Biellese" capeggiato da Giancarlo Ferrari. La festa autonomista , aperta a tutti , inizierà il 29 agosto e si concluderà il 2 settembre. Per tutte le serate cene con cucina tipica Biellese, musica ed intrattenimenti vari.

martedì 14 agosto 2007

Promossa dai valdostani l’Euroregione ALP-MED


Il 58% dei valdostani ritiene molto o abbastanza importante la costituzione della nuova Euroregione Alp-med tra Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte, Rhones-Alpes e Provence-Alpes-Cote d’Azur. Lo rivela un sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli, su commissione della Regione autonoma Valle d’Aosta, presentato oggi dal presidente, Luciano Caveri. Dalla rilevazione, realizzata mediante un campione di oltre 600 interviste, emerge inoltre che per il 15% dei valdostani la nascita del nuovo soggetto è “poco importante o per nulla importante” e il 27% non ha espresso un’opinione. L’iniziativa di cooperazione interregionale è l’attività di tipo internazionale della Regione che ottiene un livello più elevato di conoscenza (37%). Dalla stessa indagine si evidenzia che “il fatto di dare vita e di sviluppare sinergie con altre regioni rappresenti un corretto approccio nei confronti della politica europea” trova il 67% dei cittadini “molto” o “abbastanza d’accordo”. Quanto ai settori su cui dovrebbe maggiormente concretizzarsi il lavoro della nuova Euroregione, le maggiori indicazioni sono andate al settore turistico e, a seguire, alla sanità, ai trasporti, all’ambiente e alla cultura. Complessivamente l’operato della Valle d’Aosta nella gestione dei rapporti con l’Unione europea è gradito “molto” dall’11% dei valdostani, “abbastanza” dal 53%, “poco/per nulla” dal 22%. Il 14% non ha espresso opinione.

sabato 4 agosto 2007

Alla UIL piace il Limonte

GENOVA. 4 LUG. La segreteria generale della Uil di Genova e della Liguria comunica che «il Patto di Noli, quello stipulato tra il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando e la presidentessa del Piemonte Mercedes Bresso, sancisce ufficialmente un percorso che porterebbe alla creazione di una macroregione. La garanzia di servizi più efficienti e meno costosi per i cittadini, e di un risparmio per quanto concerne la gestione burocratica del territorio sono alte e fanno bene sperare i futuri limontesi. La Uil di Genova e della Liguria si dichiara interessata al sodalizio avviato dalle due regioni confinanti poiché questo tipo di federalismo unisce lo spirito sociale e cooperativo di una politica che va verso gli interessi della popolazione. Una nota di merito particolare va a quella parte dell’accordo che prevede la gestione congiunta dell’assistenza ospedaliera con la riduzione entro il 2009 delle liste d’attesa per le analisi diagnostiche. Importantissima è la creazione delle società miste per la viabilità e il sistema portuale con cui si ha necessità di affermare e consolidare i rapporti commerciali con l’Europa d’Oltralpe».
by LiguriaNotizie.it

martedì 31 luglio 2007

Incontro ad Alassio

Martedì 31 luglio 2007 incontro ad Alassio con Roberto Priola, rappresentante di Terra Insubre. Appuntamento alle ore 19 dal "muretto" di Alassio.info: 3932781100 (Andrea) - info@obiettivonordovest.org

lunedì 30 luglio 2007

Emma Bonino favorevole alla macroregione

“Penso che il progetto della regione Liguria di integrarsi col Piemonte sia molto positivo”: lo ha affermato il ministro per il Commercio internazionale, Emma Bonino, a Genova per firmare con il presidente della Regione, Claudio Burlando, un accordo di programma per l’internazionalizzazione delle imprese e per incontrare gli imprenditori coinvolti.“Questa è una Regione che ha capito prima di altre che l’internazionalizzazione è la chiave dello sviluppo e della crescita economica del futuro - ha proseguito la Bonino - Penso che questa sinergia col Piemonte possa offrire a entrambe le Regioni grandi possibilità di sviluppo economico”.“Come ministero ci sono cose che possiamo fare per sostenere questa strada - ha concluso - e siamo impegnati a farlo. Credo che la firma dell’accordo vada esattamente in questa direzione”.Nelll’occasione, il ministro ha presentato una missione “mista” Governo-Regioni in India a dicembre, cui la Liguria ha espresso l’intenzione a partecipare se ci sarà adesione da parte degli imprenditori: “È in corso una convenzione operativa per il 2007 che prevede circa 1,2 milioni di euro e ci sono 16 progetti operativi per la promozione delle aziende liguri nel Golfo, in Cina, Turchia e Russia, oltre a mercati tradizionali come Europa e Usa”
"Il secolo XIX"

lunedì 23 luglio 2007

E’ nata l’Euroregione italo-francese

A Forte di Bard, in Valle d’Aosta, è nata ufficialmente l’Euroregione ‘Alpi-Mediterraneo’ che riunirà la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria, oltre che la Provenza Alpi Costa azzurra e Rhône-Alpes. La nuova entità è stata sottoscritta, con un protocollo d’intesa, dai presidenti regionali Luciano Caveri per la Valle d’Aosta, Mercedes Bresso per il Piemonte, Claudio Burlando per la Liguria, Michel Vauzelle per Provence Alpes Cotè d’Azur e Jean-Jacques Queyranne per Rhone Alpes.Questo nuovo organo territoriale, regolarmente previsto dal diritto comunitario, interesserà 17 milioni di abitanti. Le aree oggetto della sottoscrizione saranno unite nel dar vita ad una sorta di ente che fonderà la sua attività sulla cooperazione nei settori strategici dell’economia, dell’ambiente e delle politiche sociali. Per il presidente della regione Valle d’Aosta, Luciano Caveri “L’obiettivo è costituire finalmente un’entità di diritto comunitario a tutti gli effetti, capace di assumere tutte le funzioni, comprese quelle politiche, che abbiamo deciso di esercitare in comune”. Questa importante iniziativa è stata anticipata, sotto l’aspetto economico, dall’Euroregione delle “Alpi del Mare” voluta fortemente negli anni scorsi dalla Camera di commercio di Cuneo.

domenica 22 luglio 2007

Agli altoatesini rimborsiamo ogni anno il 90% dell'Irpef e il 40% dell'Iva

Bisogna aumentare le tasse per ripianare i conti, tirare la cinghia e combattere l'evasione fiscale. Questa la storiella che il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, propina agli italiani ormai da un anno. Salvo poi scordarsela e scendere a compromessi - fiscali, s'intende - con il Trentino Alto Adige e avere in cambio il voto "salva Visco". Un patto che il ministro ha stretto al Senato con la Svp, il gruppo per le autonomie, che comprende, tra gli altri, i rappresentanti delle due province di Trento e Bolzano che, grazie allo statuto speciale, godono già di numerosi vantaggi rispetto alle altre regioni italiane.Vantaggi talmente convenienti da aver innescato la corsa al "secessionismo veneto" di tutti quei Comuni (vedi Cortina) che hanno subodorato l'affare. In una parola: Padoa-Schioppa, e con lui il premier Romano Prodi, hanno stretto il patto per dare concessioni ai più ricchi d'Italia. Un dato su tutti: Trento e Bolzano amministrano ogni anno più di 4 miliardi di euro ciascuna, una mini finanziaria rispetto alle cifre che confluiscono nelle casse provinciali italiane. Basti pensare che quella di Roma, che rappresenta 121 Comuni, 4 milioni di residenti e come estensione è circa il doppio della Valle D'Aosta, ha un bilancio di poco più di 600 milioni l'anno. La sproporzione è facilmente spiegabile con il fatto che, grazie all'autonomia statutaria, il 90% dell'intero ammontare Irpef versato allo Stato dal Trentino Alto Adige ma anche il 40% dell'Iva - rientra nelle casse di Trento e Bolzano.Le quali poi le rinvestono per la sanità, la scuola, le strade e le altre attività socio-economiche. Solo i magistrati e gli apparati militari restano a carico dello Stato. Uno studio dell'associazione artigiani di Mestre (Cgia), inoltre, dimostra che il saldo finanziario per il Trentino Alto Adige è addirittura in positivo. Cioè la differenza tra ciò che la Regione versa allo Stato e i soldi che rientrano alle Province autonome, è favorevole a queste ultime. I numeri? Il Trentino Alto Adige dà (dati 2005) allo Stato 4.391 euro per ciascun cittadino, ricevendone indietro da Roma ben 6.850. Il guadagno era di quasi 2.500 euro per ciascun abitante. Insomma, il compromesso c'è ed ha del paradossale per chi ha fatto della pressione fiscale il proprio cavallo di battaglia. Dal canto loro le Province autonome fanno il proprio lavoro salvaguardando gli interessi del loro elettorato, anche se il presidente del gruppo Svp al Senato, Oskar Peterlini, minimizza: «Ma quale accordo fiscale. Se mai abbiamo chiesto di rivedere gli indici degli studi di settore che stanno strangolando le piccole e medie imprese. Ma questo vale per tutta Italia. Come anche la questione della sburocratizzazione delle leggi». Peccato, però, che proprio in materia di pubblica amministrazione, il Trentino Alto Adige vanti il più grande apparato burocratico d'Italia: 16mila dipendenti, mille per la Regione, 6mila per la Provincia di Trento e 8mila per quella di Bolzano.Tradotto significa che ogni mille abitanti la provincia di Trento dispone di circa 13 dipendenti. Quella di Bolzano addirittura di 16 impiegati pubblici ogni mille abitanti. Ben oltre la media del resto delle province italiane, che è di circa 10 per ogni abitante. Poi ci sono 6mila dipendenti del settore sanità e 8mila insegnanti. Questi ultimi guadagnano quasi 3mila euro in più all'anno dei colleghi del resto d'Italia. Non solo. Lo stipendio medio degli impiegati pubblici è superiore del 30% rispetto a quello erogato nelle altre regioni. In ogni caso, in attesa che il patto "salva Visco" sortisca i suoi effetti benefici sull'economia trentina, un risultato lo ha già ottenuto. Quello di far riaccendere vecchi dissapori con la vicina regione Veneta. Il governatore azzurro, Giancarlo Galan, dopo aver letto i giornali è andato su tutte le furie: «Non sono sorpreso dall'atteggiamento ricattatorio, e indegno per qualsiasi rappresentanza parlamentare, assunto da alcuni esponenti della Svp. Spero che il governo non si presti a questo gioco». Compromesso che, però, già è andato in porto, mettendo i primi pensieri nella testa di Padoa-Schioppa, che avrebbe sussurrato al senatore Peterlini: «Dimmi solo quanto mi costerà quello che chiedete».
PIERGIORGIO LIBERATI
Libero 08/06/07

martedì 17 luglio 2007

Asse Piemonte-Liguria, più treni per il mare

La richiesta inoltrata alle Ferrovie

ANDREA ROSSI
TORINO

Il Limonte - il progetto di cooperazione rafforzato tra Piemonte e Liguria - comincia dai treni. Almeno, così si direbbe, vista l’azione «a tenaglia» con cui ieri l’assessore piemontese ai Trasporti Daniele Borioli, e il suo collega ligure Luigi Merlo, si sono rivolti a Trenitalia per chiedere interventi urgenti sulle linee ferroviarie dei vacanzieri.Borioli ha preso carta e penna per scrivere all’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti, al direttore Passeggeri regionale Giancarlo Laguzzi e al direttore Territoriale Claudio Teti. Invocando, al tempo stesso, azioni immediate e di lungo periodo: «Tanto per cominciare, chiediamo che si aggiungano carrozze ai treni che viaggiano nei fine settimana. Poi, che si vigili sulla pulizia, sul funzionamento dell’aria condizionata e dei servizi igienici. Insomma, si deve garantire ai passeggeri un viaggio sereno».Il resto, par di capire, non appartiene al presente. Non è realizzabile, oggi. Si tratterebbe di stravolgere l’attuale impianto della rete ferroviaria: treni, personale, organizzazione. «Il secondo piano d’interventi dovrà essere affrontato entro il prossimo anno - spiega Borioli -. Servono collegamenti migliori: è inaccettabile che non esista un treno rapido che congiunge Torino con il Ponente ligure. Chiediamo che, in previsione della prossima estate, le Ferrovie provvedano, almeno durante i fine settimana e in estate, a far viaggiare convogli rapidi».Concetti condivisi in pieno dall’assessore ai Trasporti ligure Merlo: «È da un anno che siamo impegnati in questa battaglia. Addirittura, su richiesta degli albergatori della Riviera, volevamo chiedere alle Ferrovie d’istituire treni speciali per i turisti. Il fatto è che viviamo una situazione d’emergenza: nei fine settimana siamo presi d’assalto, ma il nostro sistema di infrastrutture fatica a reggere l’urto».In Piemonte sul banco d’accusa, manco a dirlo, c’è il «Memorario», entrato in vigore nel 2002. Ancora Borioli: «Non ci piace. E nutriamo grandi perplessità anche sul versante pendolari. È un orario studiato per funzionare in condizioni, della rete e del servizio, che oggettivamente adesso non esistono». Insomma, i turisti del mare si rassegnino. Di miglioramenti, almeno fino alla prossima estate, non se ne parla. Saranno ancora sguardi sconsolati agli orari. E sibilline maledizioni ai milanesi, che ci mettono addirittura dieci minuti in meno dei torinesi per arrivare a Finale Ligure. Nonostante Milano sia 60 chilometri più distante dalla Riviera.Per non parlare dei bolognesi, che in un’ora e mezza sbarcano a Rimini: 122 chilometri (da Torino a Finale sono 160) solcati da ben 44 treni ogni giorno, tutti diretti, senza scali. Le fermate restano molte, tredici, ma il treno corre veloce. Non esistono binari unici - come lungo un bel tratto della Torino-Savona -: ritardi e attese così si riducono. Insomma, un bella differenza rispetto ai 19 convogli - di cui appena tre diretti - che da Torino raggiungono la Riviera di Ponente. Resta davvero arduo scovare collegamenti così travagliati. Anche la Versilia sorride ai fiorentini più della Liguria ai torinesi. Da Firenze, 35 treni al giorno - di cui 22 diretti - portano a Viareggio. Non è una tratta rapida: un’ora e mezza - come Bologna-Rimini - per 102 chilometri. Sempre meglio, però, delle 2 ore e 45 minuti che servono per macinare 160 chilometri e accomodarsi sotto l’ombrellone di una spiaggia di Finale.«Si avvisano i signori viaggiatori»: il volume scritto dal giornalista de La Stampa Fiorenzo Panero.Le tratte infinite: 20 fermate per arrivare ad Alassio, 14 per Rapallo. E i treni veloci spariti da anni.Cinque ore per raggiungere Sanremo tra intoppi, treni stipati e caldo. E quando si arriva le spiagge sono zeppe.

lunedì 16 luglio 2007

Le autorità portuali liguri lanciano l'allarme: siamo al collasso

Sono le Ferrovie il nodo che al momento penalizza il sistema portuale ligure, dal quale transita il 50% dell'import-export italiano via nave. Sui binari va solo una quota delle merci movimentate che oscilla tra il 15% e il 30 per cento. Gli operatori del settore sono in allarme: «Il sistema regge a stento ed è prossimo alla paralisi». È quanto emerge dal Forum sulla logistica e le infrastrutture organizzato da «Il Sole-24 Ore NordOvest».Intorno a un tavolo sono stati messi a confronto i presidenti delle tre Autorità Portuali (Giovanni Novi di Genova, Cirillo Orlandi della Spezia, Rino Canavese di Savona); l'assessore ai Porti e alle Infrastrutture della Regione Liguria, Luigi Merlo; i presidenti di Assoterminal, Luigi Negri, e di Unioncamere Liguria, Paolo Odone. Al Forum, coordinato dai giornalisti de «Il Sole-24 Ore NordOvest» era presente anche Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet-Bocconi che ha appena pubblicato il libro "Porti italiani. Strategie per l'autonomia finanziaria e l'intermodalità" (Egea-Bocconi, Milano).Sotto la lente sono finiti i limiti di sviluppo dell'intero sistema del trasporto marittimo, su cui - per di più - gravano le carenze infrastrutturali e il ritardo delle grandi opere (il Terzo valico su tutte). «I costi del "non fare" nel settore sono elevatissimi», come ha ricordato Oliviero Baccelli del Certet. Ed è sull'autonomia finanziaria e sulla effettiva capacità di essere sistema che si potrà giocare il futuro della portualità ligure. Il gettito fiscale prodotto dai tre scali sfiora i 4 miliardi: entro il 22 marzo è atteso il decreto interministeriale che quantificherà di quanto potranno disporre le Authority, destinando così cifre importanti allo sviluppo delle infrastrutture.L'attuale situazione di stallo - concordano gli operatori - penalizza la competitività non solo della Liguria, ma di tutto il Nord-Ovest: 800mila teus all'anno (per un totale di Iva non incassata intorno ai 2 miliardi di euro) prendono la via dei porti del NordEuropa. Da qui il forte richiamo all'efficienza rivolto alle Ferrovie dello Stato.
Il Sole 24 ORE

Porti, così dilapidano la ricchezza


Gettiti fiscali a senso unico dalla Liguria a Roma. E il Nord Europa si beve il 70% delle merci

I soli porti liguri producono ogni anno quasi 4 miliardi di euro di gettito fiscale, l’equivalente di una media manovra finanziaria, con un incremento del 26,5% fra il 2005 e il 2006. Una quota consistente di questo gettito è assicurata dai terminal container: basti pensare che la sola entrata in servizio del terminal container di Vado produrrebbe per lo Stato un maggiore gettito per 546 milioni di euro. Per contro, risulta drammatico il bilancio dei danni prodotti dal dirottamento delle merci destinate al mercato italiano e sbarcate nei porti del nord Europa. A fronte di merci importate attraverso il sistema portuale ligure per un valore complessivo di 22,3 miliardi di euro (7,9 miliardi trasportati in container), risulta plausibile che circa il 70% delle merci destinate al nord Italia sbarchi in altri porti comunitari: la perdita di gettito all’agenzia delle dogane è stata di 570 milioni di euro, quella relativa alle tasse portuali di 143 milioni; mentre la perdita di gettito Iva oscilla tra i 4 e i 6 miliardi di euro all’anno. Sono solo alcuni dei particolari che emergono dal rapporto Certet Bocconi sui porti liguri commissionato dalle tre Authority presentato ieri a Milano. La ricerca evidenzia come da tempo i principali paesi europei abbiano dotato i loro porti di autonomia finanziaria, rovesciando l’approccio che tende a sopravvivere in Italia: i porti sono quindi una risorsa e non un costo. Nel 2005 ben il 48,7% della merce containerizzata importata dall’Italia è transitata dai porti liguri. Nello stesso anno, il valore del traffico containerizzato in ingresso nei porti di Genova, La Spezia e Savona è stato pari a 7,9 miliardi di euro. Un miliardo e mezzo di investimento in nuove infrastrutture portualiliguri produrrebbe un gettito annuale di 1,3 miliardi di euro, in termini di Iva e tasse portuali. Lo studio di Certet Bocconi, condotto dai professori Lanfranco Senne Oliviero Baccelli, ha quindi posto le premesse per una riflessione complessiva sul tema del finanziamento delle infrastrutture facendo emergere il ruolo dei porti come potenziale elemento di sviluppo anche delle infrastrutture logistiche (comprese quelle ferroviarie) ai porti interconnesse. Il volume totale delle merci importate attraverso il sistema ligure ha raggiunto nel 2006 il valore di 22 miliardi e 346 milioni di euro, garantendo un gettito fiscale di 3 miliardi e 954 milioni. E proprio queste risorse potrebbero essere la base di una nuova e più estesa autonomia finanziaria delle Autorità portuali (rappresentate a Milano dai tre presidenti Giovanni Novi di Genova, Cirillo Orlandi della Spezia e Rino Canavese di Savona), ma anche di un ripensamento del ruolo di sistema delle stesse Autorità portuali. Come ha ricordato ieri l’assessore regionale ligure ai Trasporti, Luigi Merlo, con un anno e mezzo di gettito fiscale dei porti liguri, sarebbe integralmente finanziato il Terzo Valico Genova Milano di cui la Regione ha ribadito la strategicità. «Farò avere il libro con questi dati a tutti i presidenti delle Regioni e alle commissioni trasporti di Camera e Senato - ha annunciato lo stesso Merlo - perché il dossier contiene dati che dovrebbero trovare accoglienza nella nuova legge di riforma del sistema portuale, che superi la 84 del 1994. Cosi come la portualità italiana ha avuto una prima rivoluzione negli anni Novanta con l’autonomia funzionale - ha aggiunto l’assessore Merlo - ora nuovo slancio può arrivare solo da una autonomia finanziaria. È chiaro che con un modello virtuoso i porti sarebbero in grado di finanziarie non solo le infrastrutture portuali ma anche quelle stradali e ferroviarie, come nel caso del Terzo Valico». Il problema è naturalmente politico e all’affermazione di una strategia comune della Liguria non contribuiscono certo i rapporti interni, piuttosto tesi in seguito alle polemiche esplose dopo la scelta di Novi di accettare una delle cinque vice presidenze di Assoporti. Federalismo contrapposto a centralismo. La strategia ligure è giustificata dai fatti: il sistema di tassazione italiano genera un gettito complessivo inferiore rispetto ai sistemi spagnolo e francese; alle Autorità portuali italiane spetta una quota ridotta del gettito complessivo, cosa che non avviene in Spagna e Francia. Il primo aspetto conferma l’inadeguatezza del sistema di tassazione attualmente in vigore nell’ordinamento italiano. Importi unitari dei diritti marittimi non aggiornati, unitamente ad uno sbilanciamento del sistema di tassazione verso i canoni demaniali, fa sì che il prelievo fiscale legato ai traffici marittimi sia limitato e inferiore rispetto alle altre realtà europee. Il secondo aspetto mette in evidenza un’ulteriore problematica dell’ordinamento italiano, vale a dire quella relativa alla ripartizione del gettito dei diritti marittimi tra Stato e Autorità Portuali. Ciò riduce drasticamente le risorse finanziarie a disposizione delle Autorità Portuali e rende queste ultime maggiormente dipendenti dai finanziamenti statali, ostacolando la programmabilità della gestione. La comparazione con le principali realtà a livello europeo, evidenziano come le Authority italiane siano dotate di risorse finanziarie inadeguate.

Secolo XIX

venerdì 13 luglio 2007

Guido Rossi: "La nuova aspirazione all’autonomia non sarà una “Lega 2, la vendetta"


Da Saluzzo l'ex deputato della Lega Nord Guido Rossi guarda al Partito Democratico: "Perché Bresso e Chiamparino dicono cose interessanti"USCITO DAL CARROCCIO DOPO LA MANCATA RIELEZIONE HA DATO VITA AL MOVIMENTO REGIONALISTA E SEGUE LA GESTAZIONE NEL CENTROSINISTRADal Cuneese il Movimento Regionalista guarda con sempre più attenzione agli sviluppi nel Centrosinistra, e soprattutto alla nascita del Partito Democratico. O meglio, all’eventuale nascita di tanti partiti democratici di impianto regionalista, sul modello del Partito socialista catalano. Che il dibattito all’interno del Movimento sia in corso lo conferma Guido Rossi in persona, portavoce del gruppo.Lui, ex deputato saluzzese della Lega Nord, qualche idea ce l’avrebbe su un’evoluzione “catalana” della politica locale, e lo spunto è arrivato da brandelli di interviste rilasciate di questi tempi nientemeno che dalla presidente Mercedes Bresso e dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino, nel senso di una maggiore spinta all’autogoverno.Nel frattempo i regionalisti, Rossi in testa, attendono sviluppi: “Per noi l’obiettivo è quello di raggiungere un impianto regionalista e autonomista per il Piemonte. Con la Riforma del Centrosinistra del 2001 e con la Costituzione di oggi, esistono già gli ambiti istituzionali per il cambiamento. Il federalismo fiscale e altre modifiche sostanziali si possono raggiungere in futuro, per carità. Ma cominciamo a lavorare concretamente nel presente. Puntiamo ad un autonomismo moderno, non ad una riedizione del tempo che fu, per farlo uscire dalle secche della protesta fine a se stessa in cui la Lega Nord lo ha portato. La nuova aspirazione all’autonomia non sarà una “Lega 2, la vendetta”.Già, perchè secondo Rossi nei cinque anni della passata legislatura di centrodestra l’asticella per il salto è stata alzata un po’ troppo, senza ottenere risultati: “La Lega è diventata un partito politicamente e ideologicamente nazionale, e territorialmente lombardo. Si è parlato sempre di un “domani” senza mai portare a casa qualcosa di concreto. Dopo il 2001 è stato promosso un referendum per bloccare la riforma del centrosinistra che non è passato, dopodichè ci si è impantanati in tentativi di riforme costituzionali che alla fine sono state bocciate da un altro referendum. Penso che sia arrivata l’ora di finirla con gli steccati ideologici, per cui se una legge l’hanno fatta “gli altri” è per forza sbagliata. Bastava riempire di contenuti la Riforma federalista del 2001, e avremmo già fatto un passo avanti’’.Purchè si cambi, dunque, e a patto che lo spirito regionalista del Movimento sia assorbito e fatto proprio dai padri fondatori del nuovo PD, l’autonomia va bene anche nelle alleanze. “Se nascesse un Partito Democratico regionale non potremmo non tenerne conto. Ho trovato molto interessanti alcune interviste della Bresso e di Chiamparino; stiamo a vedere come verrà curata la gestazione di questa nuova realtà’’.E proprio perchè l’idea di un possibile aggancio al nuovo PD è stata lanciata da due personaggi saluzzesi di primo piano nel movimento, Luca Pejrona e Pietro Delgrosso, anch’essi fuorusciti dalla Lega, una domanda sul possibile inserimento dei regionalisti nel quadro politico locale è d’obbligo: “Ai nostri verrà lasciata la massima libertà d’azione a livello comunale, seppur discusso all’interno del Movimento. Del resto, le liste civiche hanno ben dimostrato di aver bypassato i partiti, e il nostro approdo “topico” saranno le prossime elezioni regionali, precedute dal test delle provinciali’’.Ma senza andare troppo per il sottile, Guido Rossi si troverebbe male a lavorare fianco a fianco di Paolo Allemano, in una prospettiva saluzzese? “A fronte di una domanda secca rispondo di no, non mi troverei male. Tenendo conto di tutte le premesse fatte sulla nascita e le caratteristiche del nuovo PD, direi che “nulla osta”. Ricordiamoci, però, che a Saluzzo i referenti del Movimento sono Pejrona e Delgrosso, non io direttamente’’.Quanto alla Provincia, Rossi ribadisce di non aver bisogno di piantare bandierine sul territorio a mo’ di risiko, mirando a rafforzare il suo gruppo anche al Torinese. “Certo è che a Cuneo, nel governo della Granda, politicamente il dissenso non esiste. Costa ha anestetizzato tutto con i tavoli di confronto. Alla Provincia manca una “mission”, sono in corso guerre interne di basso profilo mentre il territorio vorrebbe contare di più in Piemonte».E dunque il Movimento Regionalista rimane in stand by, disponibile a dialogare a 360 gradi («se nel Centrodestra nascesse un “gemello” del PD, un Partito delle Libertà di stampo regionalista, apriremmo anche a lui»), sentendosi quanto mai libero su alleanze e adesioni, con una tendenza verso il “low cost”: «Abbiamo notato che i partiti tradizionali costano molto e rendono poco. La nostra sede è il sito internet che abbiamo. Lì discuteremo e confronteremo le opinioni’’

Valorizzazione minoranza linguistica brigasca, Consiglio Provinciale di Imperia vota all'unanimità ODG


Provincia: approvato ordine del giorno di Marco Bertaina

E' stato approvato all'unanimità, dal Consiglio Provinciale di Imperia, un importante ordine del giorno presentato da molti consiglieri e che ha visto come primo firmatario-proponente, il vice Presidente del Consiglio Marco Bertaina.L'ordine del giorno si riferisce all'unica minoranza linguistica presente sul territorio regionale ligure e la più piccola in Italia. La minoranza linguistica, che appartiene alla famiglia occitana, si presenta nel comune di Triora e più precisamente nelle frazioni di Realdo e Verdeggia, nella sua variante cosiddetta "brigasca".Il brigasco è, infatti, una lingua e non un dialetto. Una vera e propria lingua che lo Stato Italiano, a partire dalla Costituzione, si è proposta di tutelare. Dal 1999 è stato possibile, per mezzo di una legge ad hoc, circoscrivere quei territori che per tradizione e storia, si possono definire "minoranza linguistica". La ferma volontà dell'allora Sindaco di Triora, il prof. Antonio Lanteri, ha permesso che il Consiglio Provinciale di Imperia, nel 2000, richiedesse al Ministero dell'Interno la delimitazione territoriale, senza costi e con conseguenti benefici.Il termine "Brigasco" prende il nome dal territorio di origine della lingua, parlata nel Comune di Briga Marittima che, dopo i trattati di pace del 1947, fu diviso tra Francia e Italia, Liguria e Piemonte, Imperia e Cuneo, creando una divisione territoriale e conseguentemente culturale. Il brigasco-occitano si estende, quindi, oltre i confini della nostra Provincia, alle comunità di Piaggia Upega e Carnino nel Comune di Briga Alta, Viozene nel Comune di Ormea, La Brigue e Morignolle in Francia, mantenendo fra tutte le sue parti saldi legami culturali e storici. Un territorio diviso geograficamente ma non culturalmente. I legami tra i vari centri del "territorio brigasco" sono indubbiamente importanti e continuano a venir promossi a livello interprovinciale, interregionale e internazionale, attraverso l’assidua e costante attività dell’Associazione “A Vastera – Uniun de Tradisiun Brigasche”, animata da un profondo interesse per il mantenimento e lo sviluppo della lingua e cultura occitana."La pluralità linguistica e culturale - afferma il Vice Presidente del Consiglio Provinciale Marco Bertaina, primo firmatario dell'O.D.G. - è un valore fondamentale, soprattutto quando la diversità culturale ha l'obiettivo di porsi come elemento di coesione sociale. Il voto unanime dei Consiglieri, ha dimostrato che su certi temi si può operare al di là di una logica di maggioranza e minoranza. E' emersa la ferma volontà da parte di tutti di valorizzare un bene e una ricchezza culturale di cui vantarsi e che, in quanto patrimonio culturale comune, è da promuovere a ogni livello istituzionale".L'Associazione 'A Vastera', che da anni si occupa di tutelare e promuovere la minoranza linguistica, ha gradito particolarmente la volontà espressa dal Consiglio Provincale di Imperia attraverso l'ordine del giorno votato all'unanimità, in cui risulta chiara la volontà dell'Amministrazione Provinciale di valorizzare un patrimonio unico per la Regione Liguria e la Provincia di Imperia."Siamo particolarmente soddisfatti di questo ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio provinciale", dicono Giampiero Alberti, il membro più giovane del Consiglio Direttivo dell'Associazione e il Presidente Antonio Lanteri. "Nell'ordine del giorno è presente un passaggio di estrema rilevanza, in cui, in un’ottica di collaborazione, si invitano i Sindaci dei Comuni di Briga Alta e Ormea, il Presidente della Provincia di Cuneo, il Sindaco di La Brigue, il Presidente del Consiglio Generale des Alpes-Maritimes e il Presidente della Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur a unificare culturalmente il territorio occitano, facendo riconoscere dallo Stato Italiano le comunità Briga Alta e di Viozene come minoranze linguistiche storiche, e il Comune francese di La Brigue, secondo la normativa vigente, in stretto riferimento all’art. 14 della Carta Europea delle Lingue regionali o minoritarie, con l’obiettivo di concretizzare seri progetti trasfrontalieri".Alberti ricorda, inoltre, il rapporto molto proficuo instaurato con la Giunta Regionale, in particolare con gli Assessori Regionali Fabio Morchio, alla Cultura, Maria Bianca Berruti, all'Edilizia, Giovanni Vesco, all'Emigrazione, e con il Consigliere Regionale Roberta Gasco. "Con la Regione abbiamo studiato e cercheremo di concretizzare importanti progetti culturali tesi a non far disperdere un patrimonio storico di immenso valore di cui i brigaschi sono depositari. Uno stimolo in più a proseguire attivamente nelle nostre attività è giunto dal Sottosegretario al Ministero dell'Interno, l'on. Ettore Rosato, delegato alla tutela e promozione delle minoranze storiche ed etno-linguistiche e alle problematiche delle comunità minoritarie delle zone di confine".L'Associazione "A Vastera", organizza ogni anno, la prima domenica di Settembre, un "Ẽncontrẽ ën Tera Brigašsca”. Incontro in Terra Brigasca, tradotto in italiano, è giunto quest'anno alla ventesima edizione. E' un appuntamento che permette a tutti i brigaschi sparsi nel mondo di riunirsi, trascorrendo una giornata di festa tutti insieme. Lo scorso anno la Festa si è svolta a Realdo, nel comune di Triora, mentre quest'anno sarà a Viozene, in alta Val Tanaro, domenica 2 settembre. A dar lustro all'incontro lo scorso ano erano presenti personalità di rilievo tra cui il Vicepresidente della Regione Massimiliano Costa e il Presidente del COPACO Claudio Scajola.

Sanremonews 13/07/07

martedì 10 luglio 2007

Limonte: la parola passa ai consigli regionali


“Dopo l’incontro tra le due giunte regionali di Liguria e Piemonte svoltosi lo scorso 2 luglio a Noli adesso mi auguro che il lavoro possa estendersi ai due consigli regionali”. Lo ha auspicato questa mattina il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, riferendo in consiglio regionale sui contenuti dell’intesa di Noli e incassando immediatamente la disponibilità del presidente del consiglio regionale ligure, Giacomo Ronzitti che si incontrerà domani con il suo omologo del Piemonte.“L’incontro di Noli – ha detto Burlando – non ha trattato solo i temi di una possibile fusione tra le due regioni o di un diverso assetto, fatto su cui solo il Parlamento e una legge costituzionale possono esprimersi, ma soprattutto questioni concrete per la vita dei cittadini che già ora possono essere affrontate sulla base delle norme previste dal nostro ordinamento”. A cominciare dalla sanità e dall’accordo con la società AMOS per ridurre le liste di attesa sul fronte della diagnostica ed evitare le fughe dei liguri in altre regioni. “Mi è sembrato molto interessante – ha detto Burlando – il principio illustrato dall’amministratore delegato di AMOS, Fulvio Moirano, nel corso dell’incontro con i direttori generali secondo il quale solo i radiologi, per fare un esempio, che la mattina abbiano raggiunto determinate prestazioni operative nel pubblico possono nel pomeriggio dedicarsi all’intramoenia, questo per evitare che tutto venga svolto al di fuori delle strutture pubbliche”.E tra i temi dell’intesa ha ricordato il presidente della Regione Liguria anche la possibilità di avere un doppio medico di famiglia per chi vive in Liguria e ha la seconda casa in Piemonte o viceversa. L’utilizzo dell’agenzia per le adozioni internazionali della Regione Piemonte a cui ora anche i liguri potranno rivolgersi. E infine la possibilità di promuovere congiuntamente i prodotti enogastronomici liguri e piemontesi in uno spazio comune presso la stazione marittima di Savona. “In un Paese in cui si tende a parcellizzare – ha concluso Burlando – mi sembra che l’idea di un percorso congiunto tra le due regioni che possa riguardare gli esecutivi, ma anche i due consigli regionali, sia di sicuro interesse”.

by Ivg.it

lunedì 9 luglio 2007

LIMONTE: BUONA L'IDEA, PESSIMO IL NOME


Il Movimento Regionalista in merito all'avvio del percorso di integrazione tra Liguria e Piemonte, secondo l'art.117 comma. 8 della Costituzione (“La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni”), promosso dal Presidente del Piemonte Mercedes Bresso, esprime un giudizio positivo nei confronti dell'iniziativa. Si tratta di una scelta che va nella direzione di quel regionalismo “possibile” a Costituzione attuale e invariata, che il MR nel suo Manifesto politico ha indicato come la via maestra di un autentico processo di autonomia regionale. Fatti concreti di oggi e non astrusi progetti del domani per dare risposte al Piemonte e ai Piemontesi.Da sempre la Liguria rappresenta il naturale sbocco del territorio subalpino, non resta che favorire la riunione, anche con altre iniziative tra cui la costituzione di una Euroregione tra Piemonte, Liguria, Nizza, Savoia, di ciò che malauguratamente la storia ha diviso 150 anni fa.Il MR seguirà con attenzione questo processo, che potrebbe portare alla nascita (anche se le difficoltà costituzionali non sono di poco conto) di una macro-regione a statuto speciale sul modello del Trentino Alto-Adige.Le uniche “perplessità”, per usare un eufemismo, il MR le esprime sul nome che si vorrebbe attribuire alla nuova entità, sperando tuttavia che “Limonte” sia solo un' invenzione giornalistica, perché le buone idee per funzionare hanno anche bisogno di essere ben nominate.

On. Guido Rossi
Portavoce Movimento Regionalista

domenica 8 luglio 2007

Gilberto Oneto: L'asse Piemonte-Liguria, Riflessioni sulla proposta per valorizzare le specificità e le identità locali


Riflessioni sulla proposta per valorizzare le specificità e le identità locali
L’asse Piemonte-Liguria
di Gilberto Oneto
Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, lancia al collega ligure (e compagno) Burlando l’idea di unire le forze delle due regioni per affrontare assieme una serie di problemi comuni. Facciamo finta per un momento di non vedervi una sorta di risposta ulivista all’asse polista lombardo-veneto e proviamo ad esaminare serenamente la proposta. Alcune cose vere e condivisibili la signora Mercedes le ha dette: che le attuali regioni hanno dimensioni troppo limitate per affrontare taluni problemi e che perciò dispongono di un potere contrattuale insufficiente per trattare con lo Stato centrale. Quando lo diceva Miglio tutti hanno gridato allo scandalo: oggi la proposta trova spazio sui quotidiani dabbene. Si tratta di una considerazione che sta alla base del principio federalista e dell’equilibrio dei poteri. Progetto analogo era stato avanzato da Guido Fanti, allora presidente comunista dell’Emilia-Romagna, nel 1975. Fanti aveva proposto di collegare in un Lega del Po, o in una Lega Padana le cinque grandi regioni settentrionali.A dargli supporto scientifico era stato un comitato presieduto da Romano Prodi. Su quell’idea Fanti, sconfessato dal proprio partito, si è giocato la carriera. Prodi naturalmente no! Stiano attenti Bresso e Burlando, perchè di Prodi ce n’è uno solo. Meno entusiasmo creano alcuni riferimenti alla TAV e al progetto di riaccorpamento delle regioni proposto una quindicina d’anni fa dalla Fondazione Agnelli. I riassetti regionali studiati sulla base di istanze economiche sono una sciagura che ci perseguita da quando i giacobini si sono inventati la suddivisione del territorio in dipartimenti che non coincidono con le entità organiche, storiche e identitarie, ma che anzi, sono concepiti proprio per negarle. E da quando i signori Pietro Maestri e Cesare Correnti hanno disegnato a tavolino le attuali regioni sotto forma di accorpamenti di province per fini statistici. Così oggi l’Italia si trova divisa in venti regioni, che sono poco più che caselle su un tabellario dell’Istat, e sulle quali si dice di costruire una riforma federale dello Stato. Nello specifico le cose vanno meglio che nella quasi totalità dei casi perchè la Liguria è una regione coesa in termini culturali e identitari e il Piemonte può vantare un credibile passato storico. Vanno meno bene se si vanno a rivedere avvenimenti neppure troppo lontani nel tempo. Al Congresso di Vienna i Savoia si erano “pappati” tutti i territori dell’antica Repubblica di Genova, in spregio a ogni legge internazionale e al diritto di autodeterminazione: Liguri e Sardi sono i soli che hanno conosciuto la gioia di diventare italiani senza neppure la parvenza di democrazia dei Plebisciti.L’annessione non era stata giustamente digerita dai Liguri che hanno reagito emigrando numerosi oltre Oceano e fornendo manodopera a tutti i movimenti repubblicani e antisabaudi, ma anche rimpinguando le file dei mazziniani e degli italianisti in una sorta di applicazione politica del “mal comune, mezzo gaudio”. Nel 1849 Genova, che si era ribellata ai sabaudo-piemontesi, è stata bombardata e saccheggiata dai bersaglieri del La Marmora, che ancora oggi non sono bene accolti in città. Naturalmente si tratta di vecchie storie che devono essere superate dalle nuove amicizie che vanno costruite per combattere il comune nemico del centralismo e dello statalismo italiano, anche se sia la Bresso che Burlando si farebbero deportare in Siberia piuttosto che ammettere una cosa del genere e passare per leghisti. In quest’ottica la proposta suona interessante. Se, come dicono, non è fatta per schiacciare ma per valorizzare le specificità e le identità locali, per costruire un embrione di patto federale, allora dovrebbero mandare un paio di semplici ma significativi segnali.Nelle more dell’accordo si preveda il passaggio, previo referendum, alla Liguria dei 35 comuni nella provincia di Alessandria e dei due di Cuneo, che sono liguri per storia, lingua e tradizione, e il passaggio del comune di Olivetta San Michele e della valle del Tanarello alla comunità brigasca del Piemonte. La Liguria, con un gran bel gesto, dovrebbe concedere uno statuto speciale a Seborga, e il Piemonte con grande civiltà riconoscere la specificità dei suoi territori insubri e lo status di comunità o provincia autonoma a Brigaschi, Occitani, Franco-provenzali e Walser, alla Valsesia e alla Val d’Ossola. Allora sì che non ci sarebbero dubbi sulle reali intenzioni autonomiste e federaliste del progetto di collaborazione sovraregionale: più libertà e meno TAV!Tratto da L'Opinione