Martedì 31 luglio 2007 incontro ad Alassio con Roberto Priola, rappresentante di Terra Insubre. Appuntamento alle ore 19 dal "muretto" di Alassio.info: 3932781100 (Andrea) - info@obiettivonordovest.org
martedì 31 luglio 2007
lunedì 30 luglio 2007
Emma Bonino favorevole alla macroregione
“Penso che il progetto della regione Liguria di integrarsi col Piemonte sia molto positivo”: lo ha affermato il ministro per il Commercio internazionale, Emma Bonino, a Genova per firmare con il presidente della Regione, Claudio Burlando, un accordo di programma per l’internazionalizzazione delle imprese e per incontrare gli imprenditori coinvolti.“Questa è una Regione che ha capito prima di altre che l’internazionalizzazione è la chiave dello sviluppo e della crescita economica del futuro - ha proseguito la Bonino - Penso che questa sinergia col Piemonte possa offrire a entrambe le Regioni grandi possibilità di sviluppo economico”.“Come ministero ci sono cose che possiamo fare per sostenere questa strada - ha concluso - e siamo impegnati a farlo. Credo che la firma dell’accordo vada esattamente in questa direzione”.Nelll’occasione, il ministro ha presentato una missione “mista” Governo-Regioni in India a dicembre, cui la Liguria ha espresso l’intenzione a partecipare se ci sarà adesione da parte degli imprenditori: “È in corso una convenzione operativa per il 2007 che prevede circa 1,2 milioni di euro e ci sono 16 progetti operativi per la promozione delle aziende liguri nel Golfo, in Cina, Turchia e Russia, oltre a mercati tradizionali come Europa e Usa”
"Il secolo XIX"
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lunedì 23 luglio 2007
E’ nata l’Euroregione italo-francese
A Forte di Bard, in Valle d’Aosta, è nata ufficialmente l’Euroregione ‘Alpi-Mediterraneo’ che riunirà la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Liguria, oltre che la Provenza Alpi Costa azzurra e Rhône-Alpes. La nuova entità è stata sottoscritta, con un protocollo d’intesa, dai presidenti regionali Luciano Caveri per la Valle d’Aosta, Mercedes Bresso per il Piemonte, Claudio Burlando per la Liguria, Michel Vauzelle per Provence Alpes Cotè d’Azur e Jean-Jacques Queyranne per Rhone Alpes.Questo nuovo organo territoriale, regolarmente previsto dal diritto comunitario, interesserà 17 milioni di abitanti. Le aree oggetto della sottoscrizione saranno unite nel dar vita ad una sorta di ente che fonderà la sua attività sulla cooperazione nei settori strategici dell’economia, dell’ambiente e delle politiche sociali. Per il presidente della regione Valle d’Aosta, Luciano Caveri “L’obiettivo è costituire finalmente un’entità di diritto comunitario a tutti gli effetti, capace di assumere tutte le funzioni, comprese quelle politiche, che abbiamo deciso di esercitare in comune”. Questa importante iniziativa è stata anticipata, sotto l’aspetto economico, dall’Euroregione delle “Alpi del Mare” voluta fortemente negli anni scorsi dalla Camera di commercio di Cuneo.
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domenica 22 luglio 2007
Agli altoatesini rimborsiamo ogni anno il 90% dell'Irpef e il 40% dell'Iva
Bisogna aumentare le tasse per ripianare i conti, tirare la cinghia e combattere l'evasione fiscale. Questa la storiella che il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, propina agli italiani ormai da un anno. Salvo poi scordarsela e scendere a compromessi - fiscali, s'intende - con il Trentino Alto Adige e avere in cambio il voto "salva Visco". Un patto che il ministro ha stretto al Senato con la Svp, il gruppo per le autonomie, che comprende, tra gli altri, i rappresentanti delle due province di Trento e Bolzano che, grazie allo statuto speciale, godono già di numerosi vantaggi rispetto alle altre regioni italiane.Vantaggi talmente convenienti da aver innescato la corsa al "secessionismo veneto" di tutti quei Comuni (vedi Cortina) che hanno subodorato l'affare. In una parola: Padoa-Schioppa, e con lui il premier Romano Prodi, hanno stretto il patto per dare concessioni ai più ricchi d'Italia. Un dato su tutti: Trento e Bolzano amministrano ogni anno più di 4 miliardi di euro ciascuna, una mini finanziaria rispetto alle cifre che confluiscono nelle casse provinciali italiane. Basti pensare che quella di Roma, che rappresenta 121 Comuni, 4 milioni di residenti e come estensione è circa il doppio della Valle D'Aosta, ha un bilancio di poco più di 600 milioni l'anno. La sproporzione è facilmente spiegabile con il fatto che, grazie all'autonomia statutaria, il 90% dell'intero ammontare Irpef versato allo Stato dal Trentino Alto Adige ma anche il 40% dell'Iva - rientra nelle casse di Trento e Bolzano.Le quali poi le rinvestono per la sanità, la scuola, le strade e le altre attività socio-economiche. Solo i magistrati e gli apparati militari restano a carico dello Stato. Uno studio dell'associazione artigiani di Mestre (Cgia), inoltre, dimostra che il saldo finanziario per il Trentino Alto Adige è addirittura in positivo. Cioè la differenza tra ciò che la Regione versa allo Stato e i soldi che rientrano alle Province autonome, è favorevole a queste ultime. I numeri? Il Trentino Alto Adige dà (dati 2005) allo Stato 4.391 euro per ciascun cittadino, ricevendone indietro da Roma ben 6.850. Il guadagno era di quasi 2.500 euro per ciascun abitante. Insomma, il compromesso c'è ed ha del paradossale per chi ha fatto della pressione fiscale il proprio cavallo di battaglia. Dal canto loro le Province autonome fanno il proprio lavoro salvaguardando gli interessi del loro elettorato, anche se il presidente del gruppo Svp al Senato, Oskar Peterlini, minimizza: «Ma quale accordo fiscale. Se mai abbiamo chiesto di rivedere gli indici degli studi di settore che stanno strangolando le piccole e medie imprese. Ma questo vale per tutta Italia. Come anche la questione della sburocratizzazione delle leggi». Peccato, però, che proprio in materia di pubblica amministrazione, il Trentino Alto Adige vanti il più grande apparato burocratico d'Italia: 16mila dipendenti, mille per la Regione, 6mila per la Provincia di Trento e 8mila per quella di Bolzano.Tradotto significa che ogni mille abitanti la provincia di Trento dispone di circa 13 dipendenti. Quella di Bolzano addirittura di 16 impiegati pubblici ogni mille abitanti. Ben oltre la media del resto delle province italiane, che è di circa 10 per ogni abitante. Poi ci sono 6mila dipendenti del settore sanità e 8mila insegnanti. Questi ultimi guadagnano quasi 3mila euro in più all'anno dei colleghi del resto d'Italia. Non solo. Lo stipendio medio degli impiegati pubblici è superiore del 30% rispetto a quello erogato nelle altre regioni. In ogni caso, in attesa che il patto "salva Visco" sortisca i suoi effetti benefici sull'economia trentina, un risultato lo ha già ottenuto. Quello di far riaccendere vecchi dissapori con la vicina regione Veneta. Il governatore azzurro, Giancarlo Galan, dopo aver letto i giornali è andato su tutte le furie: «Non sono sorpreso dall'atteggiamento ricattatorio, e indegno per qualsiasi rappresentanza parlamentare, assunto da alcuni esponenti della Svp. Spero che il governo non si presti a questo gioco». Compromesso che, però, già è andato in porto, mettendo i primi pensieri nella testa di Padoa-Schioppa, che avrebbe sussurrato al senatore Peterlini: «Dimmi solo quanto mi costerà quello che chiedete».
PIERGIORGIO LIBERATI
Libero 08/06/07
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martedì 17 luglio 2007
Asse Piemonte-Liguria, più treni per il mare
La richiesta inoltrata alle Ferrovie
ANDREA ROSSI
TORINO
Il Limonte - il progetto di cooperazione rafforzato tra Piemonte e Liguria - comincia dai treni. Almeno, così si direbbe, vista l’azione «a tenaglia» con cui ieri l’assessore piemontese ai Trasporti Daniele Borioli, e il suo collega ligure Luigi Merlo, si sono rivolti a Trenitalia per chiedere interventi urgenti sulle linee ferroviarie dei vacanzieri.Borioli ha preso carta e penna per scrivere all’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti, al direttore Passeggeri regionale Giancarlo Laguzzi e al direttore Territoriale Claudio Teti. Invocando, al tempo stesso, azioni immediate e di lungo periodo: «Tanto per cominciare, chiediamo che si aggiungano carrozze ai treni che viaggiano nei fine settimana. Poi, che si vigili sulla pulizia, sul funzionamento dell’aria condizionata e dei servizi igienici. Insomma, si deve garantire ai passeggeri un viaggio sereno».Il resto, par di capire, non appartiene al presente. Non è realizzabile, oggi. Si tratterebbe di stravolgere l’attuale impianto della rete ferroviaria: treni, personale, organizzazione. «Il secondo piano d’interventi dovrà essere affrontato entro il prossimo anno - spiega Borioli -. Servono collegamenti migliori: è inaccettabile che non esista un treno rapido che congiunge Torino con il Ponente ligure. Chiediamo che, in previsione della prossima estate, le Ferrovie provvedano, almeno durante i fine settimana e in estate, a far viaggiare convogli rapidi».Concetti condivisi in pieno dall’assessore ai Trasporti ligure Merlo: «È da un anno che siamo impegnati in questa battaglia. Addirittura, su richiesta degli albergatori della Riviera, volevamo chiedere alle Ferrovie d’istituire treni speciali per i turisti. Il fatto è che viviamo una situazione d’emergenza: nei fine settimana siamo presi d’assalto, ma il nostro sistema di infrastrutture fatica a reggere l’urto».In Piemonte sul banco d’accusa, manco a dirlo, c’è il «Memorario», entrato in vigore nel 2002. Ancora Borioli: «Non ci piace. E nutriamo grandi perplessità anche sul versante pendolari. È un orario studiato per funzionare in condizioni, della rete e del servizio, che oggettivamente adesso non esistono». Insomma, i turisti del mare si rassegnino. Di miglioramenti, almeno fino alla prossima estate, non se ne parla. Saranno ancora sguardi sconsolati agli orari. E sibilline maledizioni ai milanesi, che ci mettono addirittura dieci minuti in meno dei torinesi per arrivare a Finale Ligure. Nonostante Milano sia 60 chilometri più distante dalla Riviera.Per non parlare dei bolognesi, che in un’ora e mezza sbarcano a Rimini: 122 chilometri (da Torino a Finale sono 160) solcati da ben 44 treni ogni giorno, tutti diretti, senza scali. Le fermate restano molte, tredici, ma il treno corre veloce. Non esistono binari unici - come lungo un bel tratto della Torino-Savona -: ritardi e attese così si riducono. Insomma, un bella differenza rispetto ai 19 convogli - di cui appena tre diretti - che da Torino raggiungono la Riviera di Ponente. Resta davvero arduo scovare collegamenti così travagliati. Anche la Versilia sorride ai fiorentini più della Liguria ai torinesi. Da Firenze, 35 treni al giorno - di cui 22 diretti - portano a Viareggio. Non è una tratta rapida: un’ora e mezza - come Bologna-Rimini - per 102 chilometri. Sempre meglio, però, delle 2 ore e 45 minuti che servono per macinare 160 chilometri e accomodarsi sotto l’ombrellone di una spiaggia di Finale.«Si avvisano i signori viaggiatori»: il volume scritto dal giornalista de La Stampa Fiorenzo Panero.Le tratte infinite: 20 fermate per arrivare ad Alassio, 14 per Rapallo. E i treni veloci spariti da anni.Cinque ore per raggiungere Sanremo tra intoppi, treni stipati e caldo. E quando si arriva le spiagge sono zeppe.
Il Limonte - il progetto di cooperazione rafforzato tra Piemonte e Liguria - comincia dai treni. Almeno, così si direbbe, vista l’azione «a tenaglia» con cui ieri l’assessore piemontese ai Trasporti Daniele Borioli, e il suo collega ligure Luigi Merlo, si sono rivolti a Trenitalia per chiedere interventi urgenti sulle linee ferroviarie dei vacanzieri.Borioli ha preso carta e penna per scrivere all’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti, al direttore Passeggeri regionale Giancarlo Laguzzi e al direttore Territoriale Claudio Teti. Invocando, al tempo stesso, azioni immediate e di lungo periodo: «Tanto per cominciare, chiediamo che si aggiungano carrozze ai treni che viaggiano nei fine settimana. Poi, che si vigili sulla pulizia, sul funzionamento dell’aria condizionata e dei servizi igienici. Insomma, si deve garantire ai passeggeri un viaggio sereno».Il resto, par di capire, non appartiene al presente. Non è realizzabile, oggi. Si tratterebbe di stravolgere l’attuale impianto della rete ferroviaria: treni, personale, organizzazione. «Il secondo piano d’interventi dovrà essere affrontato entro il prossimo anno - spiega Borioli -. Servono collegamenti migliori: è inaccettabile che non esista un treno rapido che congiunge Torino con il Ponente ligure. Chiediamo che, in previsione della prossima estate, le Ferrovie provvedano, almeno durante i fine settimana e in estate, a far viaggiare convogli rapidi».Concetti condivisi in pieno dall’assessore ai Trasporti ligure Merlo: «È da un anno che siamo impegnati in questa battaglia. Addirittura, su richiesta degli albergatori della Riviera, volevamo chiedere alle Ferrovie d’istituire treni speciali per i turisti. Il fatto è che viviamo una situazione d’emergenza: nei fine settimana siamo presi d’assalto, ma il nostro sistema di infrastrutture fatica a reggere l’urto».In Piemonte sul banco d’accusa, manco a dirlo, c’è il «Memorario», entrato in vigore nel 2002. Ancora Borioli: «Non ci piace. E nutriamo grandi perplessità anche sul versante pendolari. È un orario studiato per funzionare in condizioni, della rete e del servizio, che oggettivamente adesso non esistono». Insomma, i turisti del mare si rassegnino. Di miglioramenti, almeno fino alla prossima estate, non se ne parla. Saranno ancora sguardi sconsolati agli orari. E sibilline maledizioni ai milanesi, che ci mettono addirittura dieci minuti in meno dei torinesi per arrivare a Finale Ligure. Nonostante Milano sia 60 chilometri più distante dalla Riviera.Per non parlare dei bolognesi, che in un’ora e mezza sbarcano a Rimini: 122 chilometri (da Torino a Finale sono 160) solcati da ben 44 treni ogni giorno, tutti diretti, senza scali. Le fermate restano molte, tredici, ma il treno corre veloce. Non esistono binari unici - come lungo un bel tratto della Torino-Savona -: ritardi e attese così si riducono. Insomma, un bella differenza rispetto ai 19 convogli - di cui appena tre diretti - che da Torino raggiungono la Riviera di Ponente. Resta davvero arduo scovare collegamenti così travagliati. Anche la Versilia sorride ai fiorentini più della Liguria ai torinesi. Da Firenze, 35 treni al giorno - di cui 22 diretti - portano a Viareggio. Non è una tratta rapida: un’ora e mezza - come Bologna-Rimini - per 102 chilometri. Sempre meglio, però, delle 2 ore e 45 minuti che servono per macinare 160 chilometri e accomodarsi sotto l’ombrellone di una spiaggia di Finale.«Si avvisano i signori viaggiatori»: il volume scritto dal giornalista de La Stampa Fiorenzo Panero.Le tratte infinite: 20 fermate per arrivare ad Alassio, 14 per Rapallo. E i treni veloci spariti da anni.Cinque ore per raggiungere Sanremo tra intoppi, treni stipati e caldo. E quando si arriva le spiagge sono zeppe.
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lunedì 16 luglio 2007
Le autorità portuali liguri lanciano l'allarme: siamo al collasso
Sono le Ferrovie il nodo che al momento penalizza il sistema portuale ligure, dal quale transita il 50% dell'import-export italiano via nave. Sui binari va solo una quota delle merci movimentate che oscilla tra il 15% e il 30 per cento. Gli operatori del settore sono in allarme: «Il sistema regge a stento ed è prossimo alla paralisi». È quanto emerge dal Forum sulla logistica e le infrastrutture organizzato da «Il Sole-24 Ore NordOvest».Intorno a un tavolo sono stati messi a confronto i presidenti delle tre Autorità Portuali (Giovanni Novi di Genova, Cirillo Orlandi della Spezia, Rino Canavese di Savona); l'assessore ai Porti e alle Infrastrutture della Regione Liguria, Luigi Merlo; i presidenti di Assoterminal, Luigi Negri, e di Unioncamere Liguria, Paolo Odone. Al Forum, coordinato dai giornalisti de «Il Sole-24 Ore NordOvest» era presente anche Oliviero Baccelli, vicedirettore del Certet-Bocconi che ha appena pubblicato il libro "Porti italiani. Strategie per l'autonomia finanziaria e l'intermodalità" (Egea-Bocconi, Milano).Sotto la lente sono finiti i limiti di sviluppo dell'intero sistema del trasporto marittimo, su cui - per di più - gravano le carenze infrastrutturali e il ritardo delle grandi opere (il Terzo valico su tutte). «I costi del "non fare" nel settore sono elevatissimi», come ha ricordato Oliviero Baccelli del Certet. Ed è sull'autonomia finanziaria e sulla effettiva capacità di essere sistema che si potrà giocare il futuro della portualità ligure. Il gettito fiscale prodotto dai tre scali sfiora i 4 miliardi: entro il 22 marzo è atteso il decreto interministeriale che quantificherà di quanto potranno disporre le Authority, destinando così cifre importanti allo sviluppo delle infrastrutture.L'attuale situazione di stallo - concordano gli operatori - penalizza la competitività non solo della Liguria, ma di tutto il Nord-Ovest: 800mila teus all'anno (per un totale di Iva non incassata intorno ai 2 miliardi di euro) prendono la via dei porti del NordEuropa. Da qui il forte richiamo all'efficienza rivolto alle Ferrovie dello Stato.
Il Sole 24 ORE
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Porti, così dilapidano la ricchezza
Gettiti fiscali a senso unico dalla Liguria a Roma. E il Nord Europa si beve il 70% delle merci
I soli porti liguri producono ogni anno quasi 4 miliardi di euro di gettito fiscale, l’equivalente di una media manovra finanziaria, con un incremento del 26,5% fra il 2005 e il 2006. Una quota consistente di questo gettito è assicurata dai terminal container: basti pensare che la sola entrata in servizio del terminal container di Vado produrrebbe per lo Stato un maggiore gettito per 546 milioni di euro. Per contro, risulta drammatico il bilancio dei danni prodotti dal dirottamento delle merci destinate al mercato italiano e sbarcate nei porti del nord Europa. A fronte di merci importate attraverso il sistema portuale ligure per un valore complessivo di 22,3 miliardi di euro (7,9 miliardi trasportati in container), risulta plausibile che circa il 70% delle merci destinate al nord Italia sbarchi in altri porti comunitari: la perdita di gettito all’agenzia delle dogane è stata di 570 milioni di euro, quella relativa alle tasse portuali di 143 milioni; mentre la perdita di gettito Iva oscilla tra i 4 e i 6 miliardi di euro all’anno. Sono solo alcuni dei particolari che emergono dal rapporto Certet Bocconi sui porti liguri commissionato dalle tre Authority presentato ieri a Milano. La ricerca evidenzia come da tempo i principali paesi europei abbiano dotato i loro porti di autonomia finanziaria, rovesciando l’approccio che tende a sopravvivere in Italia: i porti sono quindi una risorsa e non un costo. Nel 2005 ben il 48,7% della merce containerizzata importata dall’Italia è transitata dai porti liguri. Nello stesso anno, il valore del traffico containerizzato in ingresso nei porti di Genova, La Spezia e Savona è stato pari a 7,9 miliardi di euro. Un miliardo e mezzo di investimento in nuove infrastrutture portualiliguri produrrebbe un gettito annuale di 1,3 miliardi di euro, in termini di Iva e tasse portuali. Lo studio di Certet Bocconi, condotto dai professori Lanfranco Senne Oliviero Baccelli, ha quindi posto le premesse per una riflessione complessiva sul tema del finanziamento delle infrastrutture facendo emergere il ruolo dei porti come potenziale elemento di sviluppo anche delle infrastrutture logistiche (comprese quelle ferroviarie) ai porti interconnesse. Il volume totale delle merci importate attraverso il sistema ligure ha raggiunto nel 2006 il valore di 22 miliardi e 346 milioni di euro, garantendo un gettito fiscale di 3 miliardi e 954 milioni. E proprio queste risorse potrebbero essere la base di una nuova e più estesa autonomia finanziaria delle Autorità portuali (rappresentate a Milano dai tre presidenti Giovanni Novi di Genova, Cirillo Orlandi della Spezia e Rino Canavese di Savona), ma anche di un ripensamento del ruolo di sistema delle stesse Autorità portuali. Come ha ricordato ieri l’assessore regionale ligure ai Trasporti, Luigi Merlo, con un anno e mezzo di gettito fiscale dei porti liguri, sarebbe integralmente finanziato il Terzo Valico Genova Milano di cui la Regione ha ribadito la strategicità. «Farò avere il libro con questi dati a tutti i presidenti delle Regioni e alle commissioni trasporti di Camera e Senato - ha annunciato lo stesso Merlo - perché il dossier contiene dati che dovrebbero trovare accoglienza nella nuova legge di riforma del sistema portuale, che superi la 84 del 1994. Cosi come la portualità italiana ha avuto una prima rivoluzione negli anni Novanta con l’autonomia funzionale - ha aggiunto l’assessore Merlo - ora nuovo slancio può arrivare solo da una autonomia finanziaria. È chiaro che con un modello virtuoso i porti sarebbero in grado di finanziarie non solo le infrastrutture portuali ma anche quelle stradali e ferroviarie, come nel caso del Terzo Valico». Il problema è naturalmente politico e all’affermazione di una strategia comune della Liguria non contribuiscono certo i rapporti interni, piuttosto tesi in seguito alle polemiche esplose dopo la scelta di Novi di accettare una delle cinque vice presidenze di Assoporti. Federalismo contrapposto a centralismo. La strategia ligure è giustificata dai fatti: il sistema di tassazione italiano genera un gettito complessivo inferiore rispetto ai sistemi spagnolo e francese; alle Autorità portuali italiane spetta una quota ridotta del gettito complessivo, cosa che non avviene in Spagna e Francia. Il primo aspetto conferma l’inadeguatezza del sistema di tassazione attualmente in vigore nell’ordinamento italiano. Importi unitari dei diritti marittimi non aggiornati, unitamente ad uno sbilanciamento del sistema di tassazione verso i canoni demaniali, fa sì che il prelievo fiscale legato ai traffici marittimi sia limitato e inferiore rispetto alle altre realtà europee. Il secondo aspetto mette in evidenza un’ulteriore problematica dell’ordinamento italiano, vale a dire quella relativa alla ripartizione del gettito dei diritti marittimi tra Stato e Autorità Portuali. Ciò riduce drasticamente le risorse finanziarie a disposizione delle Autorità Portuali e rende queste ultime maggiormente dipendenti dai finanziamenti statali, ostacolando la programmabilità della gestione. La comparazione con le principali realtà a livello europeo, evidenziano come le Authority italiane siano dotate di risorse finanziarie inadeguate.
Secolo XIX
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venerdì 13 luglio 2007
Guido Rossi: "La nuova aspirazione all’autonomia non sarà una “Lega 2, la vendetta"
Da Saluzzo l'ex deputato della Lega Nord Guido Rossi guarda al Partito Democratico: "Perché Bresso e Chiamparino dicono cose interessanti"USCITO DAL CARROCCIO DOPO LA MANCATA RIELEZIONE HA DATO VITA AL MOVIMENTO REGIONALISTA E SEGUE LA GESTAZIONE NEL CENTROSINISTRADal Cuneese il Movimento Regionalista guarda con sempre più attenzione agli sviluppi nel Centrosinistra, e soprattutto alla nascita del Partito Democratico. O meglio, all’eventuale nascita di tanti partiti democratici di impianto regionalista, sul modello del Partito socialista catalano. Che il dibattito all’interno del Movimento sia in corso lo conferma Guido Rossi in persona, portavoce del gruppo.Lui, ex deputato saluzzese della Lega Nord, qualche idea ce l’avrebbe su un’evoluzione “catalana” della politica locale, e lo spunto è arrivato da brandelli di interviste rilasciate di questi tempi nientemeno che dalla presidente Mercedes Bresso e dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino, nel senso di una maggiore spinta all’autogoverno.Nel frattempo i regionalisti, Rossi in testa, attendono sviluppi: “Per noi l’obiettivo è quello di raggiungere un impianto regionalista e autonomista per il Piemonte. Con la Riforma del Centrosinistra del 2001 e con la Costituzione di oggi, esistono già gli ambiti istituzionali per il cambiamento. Il federalismo fiscale e altre modifiche sostanziali si possono raggiungere in futuro, per carità. Ma cominciamo a lavorare concretamente nel presente. Puntiamo ad un autonomismo moderno, non ad una riedizione del tempo che fu, per farlo uscire dalle secche della protesta fine a se stessa in cui la Lega Nord lo ha portato. La nuova aspirazione all’autonomia non sarà una “Lega 2, la vendetta”.Già, perchè secondo Rossi nei cinque anni della passata legislatura di centrodestra l’asticella per il salto è stata alzata un po’ troppo, senza ottenere risultati: “La Lega è diventata un partito politicamente e ideologicamente nazionale, e territorialmente lombardo. Si è parlato sempre di un “domani” senza mai portare a casa qualcosa di concreto. Dopo il 2001 è stato promosso un referendum per bloccare la riforma del centrosinistra che non è passato, dopodichè ci si è impantanati in tentativi di riforme costituzionali che alla fine sono state bocciate da un altro referendum. Penso che sia arrivata l’ora di finirla con gli steccati ideologici, per cui se una legge l’hanno fatta “gli altri” è per forza sbagliata. Bastava riempire di contenuti la Riforma federalista del 2001, e avremmo già fatto un passo avanti’’.Purchè si cambi, dunque, e a patto che lo spirito regionalista del Movimento sia assorbito e fatto proprio dai padri fondatori del nuovo PD, l’autonomia va bene anche nelle alleanze. “Se nascesse un Partito Democratico regionale non potremmo non tenerne conto. Ho trovato molto interessanti alcune interviste della Bresso e di Chiamparino; stiamo a vedere come verrà curata la gestazione di questa nuova realtà’’.E proprio perchè l’idea di un possibile aggancio al nuovo PD è stata lanciata da due personaggi saluzzesi di primo piano nel movimento, Luca Pejrona e Pietro Delgrosso, anch’essi fuorusciti dalla Lega, una domanda sul possibile inserimento dei regionalisti nel quadro politico locale è d’obbligo: “Ai nostri verrà lasciata la massima libertà d’azione a livello comunale, seppur discusso all’interno del Movimento. Del resto, le liste civiche hanno ben dimostrato di aver bypassato i partiti, e il nostro approdo “topico” saranno le prossime elezioni regionali, precedute dal test delle provinciali’’.Ma senza andare troppo per il sottile, Guido Rossi si troverebbe male a lavorare fianco a fianco di Paolo Allemano, in una prospettiva saluzzese? “A fronte di una domanda secca rispondo di no, non mi troverei male. Tenendo conto di tutte le premesse fatte sulla nascita e le caratteristiche del nuovo PD, direi che “nulla osta”. Ricordiamoci, però, che a Saluzzo i referenti del Movimento sono Pejrona e Delgrosso, non io direttamente’’.Quanto alla Provincia, Rossi ribadisce di non aver bisogno di piantare bandierine sul territorio a mo’ di risiko, mirando a rafforzare il suo gruppo anche al Torinese. “Certo è che a Cuneo, nel governo della Granda, politicamente il dissenso non esiste. Costa ha anestetizzato tutto con i tavoli di confronto. Alla Provincia manca una “mission”, sono in corso guerre interne di basso profilo mentre il territorio vorrebbe contare di più in Piemonte».E dunque il Movimento Regionalista rimane in stand by, disponibile a dialogare a 360 gradi («se nel Centrodestra nascesse un “gemello” del PD, un Partito delle Libertà di stampo regionalista, apriremmo anche a lui»), sentendosi quanto mai libero su alleanze e adesioni, con una tendenza verso il “low cost”: «Abbiamo notato che i partiti tradizionali costano molto e rendono poco. La nostra sede è il sito internet che abbiamo. Lì discuteremo e confronteremo le opinioni’’
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Valorizzazione minoranza linguistica brigasca, Consiglio Provinciale di Imperia vota all'unanimità ODG
Provincia: approvato ordine del giorno di Marco Bertaina
E' stato approvato all'unanimità, dal Consiglio Provinciale di Imperia, un importante ordine del giorno presentato da molti consiglieri e che ha visto come primo firmatario-proponente, il vice Presidente del Consiglio Marco Bertaina.L'ordine del giorno si riferisce all'unica minoranza linguistica presente sul territorio regionale ligure e la più piccola in Italia. La minoranza linguistica, che appartiene alla famiglia occitana, si presenta nel comune di Triora e più precisamente nelle frazioni di Realdo e Verdeggia, nella sua variante cosiddetta "brigasca".Il brigasco è, infatti, una lingua e non un dialetto. Una vera e propria lingua che lo Stato Italiano, a partire dalla Costituzione, si è proposta di tutelare. Dal 1999 è stato possibile, per mezzo di una legge ad hoc, circoscrivere quei territori che per tradizione e storia, si possono definire "minoranza linguistica". La ferma volontà dell'allora Sindaco di Triora, il prof. Antonio Lanteri, ha permesso che il Consiglio Provinciale di Imperia, nel 2000, richiedesse al Ministero dell'Interno la delimitazione territoriale, senza costi e con conseguenti benefici.Il termine "Brigasco" prende il nome dal territorio di origine della lingua, parlata nel Comune di Briga Marittima che, dopo i trattati di pace del 1947, fu diviso tra Francia e Italia, Liguria e Piemonte, Imperia e Cuneo, creando una divisione territoriale e conseguentemente culturale. Il brigasco-occitano si estende, quindi, oltre i confini della nostra Provincia, alle comunità di Piaggia Upega e Carnino nel Comune di Briga Alta, Viozene nel Comune di Ormea, La Brigue e Morignolle in Francia, mantenendo fra tutte le sue parti saldi legami culturali e storici. Un territorio diviso geograficamente ma non culturalmente. I legami tra i vari centri del "territorio brigasco" sono indubbiamente importanti e continuano a venir promossi a livello interprovinciale, interregionale e internazionale, attraverso l’assidua e costante attività dell’Associazione “A Vastera – Uniun de Tradisiun Brigasche”, animata da un profondo interesse per il mantenimento e lo sviluppo della lingua e cultura occitana."La pluralità linguistica e culturale - afferma il Vice Presidente del Consiglio Provinciale Marco Bertaina, primo firmatario dell'O.D.G. - è un valore fondamentale, soprattutto quando la diversità culturale ha l'obiettivo di porsi come elemento di coesione sociale. Il voto unanime dei Consiglieri, ha dimostrato che su certi temi si può operare al di là di una logica di maggioranza e minoranza. E' emersa la ferma volontà da parte di tutti di valorizzare un bene e una ricchezza culturale di cui vantarsi e che, in quanto patrimonio culturale comune, è da promuovere a ogni livello istituzionale".L'Associazione 'A Vastera', che da anni si occupa di tutelare e promuovere la minoranza linguistica, ha gradito particolarmente la volontà espressa dal Consiglio Provincale di Imperia attraverso l'ordine del giorno votato all'unanimità, in cui risulta chiara la volontà dell'Amministrazione Provinciale di valorizzare un patrimonio unico per la Regione Liguria e la Provincia di Imperia."Siamo particolarmente soddisfatti di questo ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio provinciale", dicono Giampiero Alberti, il membro più giovane del Consiglio Direttivo dell'Associazione e il Presidente Antonio Lanteri. "Nell'ordine del giorno è presente un passaggio di estrema rilevanza, in cui, in un’ottica di collaborazione, si invitano i Sindaci dei Comuni di Briga Alta e Ormea, il Presidente della Provincia di Cuneo, il Sindaco di La Brigue, il Presidente del Consiglio Generale des Alpes-Maritimes e il Presidente della Regione Provence-Alpes-Côte d’Azur a unificare culturalmente il territorio occitano, facendo riconoscere dallo Stato Italiano le comunità Briga Alta e di Viozene come minoranze linguistiche storiche, e il Comune francese di La Brigue, secondo la normativa vigente, in stretto riferimento all’art. 14 della Carta Europea delle Lingue regionali o minoritarie, con l’obiettivo di concretizzare seri progetti trasfrontalieri".Alberti ricorda, inoltre, il rapporto molto proficuo instaurato con la Giunta Regionale, in particolare con gli Assessori Regionali Fabio Morchio, alla Cultura, Maria Bianca Berruti, all'Edilizia, Giovanni Vesco, all'Emigrazione, e con il Consigliere Regionale Roberta Gasco. "Con la Regione abbiamo studiato e cercheremo di concretizzare importanti progetti culturali tesi a non far disperdere un patrimonio storico di immenso valore di cui i brigaschi sono depositari. Uno stimolo in più a proseguire attivamente nelle nostre attività è giunto dal Sottosegretario al Ministero dell'Interno, l'on. Ettore Rosato, delegato alla tutela e promozione delle minoranze storiche ed etno-linguistiche e alle problematiche delle comunità minoritarie delle zone di confine".L'Associazione "A Vastera", organizza ogni anno, la prima domenica di Settembre, un "Ẽncontrẽ ën Tera Brigašsca”. Incontro in Terra Brigasca, tradotto in italiano, è giunto quest'anno alla ventesima edizione. E' un appuntamento che permette a tutti i brigaschi sparsi nel mondo di riunirsi, trascorrendo una giornata di festa tutti insieme. Lo scorso anno la Festa si è svolta a Realdo, nel comune di Triora, mentre quest'anno sarà a Viozene, in alta Val Tanaro, domenica 2 settembre. A dar lustro all'incontro lo scorso ano erano presenti personalità di rilievo tra cui il Vicepresidente della Regione Massimiliano Costa e il Presidente del COPACO Claudio Scajola.
Sanremonews 13/07/07
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martedì 10 luglio 2007
Limonte: la parola passa ai consigli regionali
“Dopo l’incontro tra le due giunte regionali di Liguria e Piemonte svoltosi lo scorso 2 luglio a Noli adesso mi auguro che il lavoro possa estendersi ai due consigli regionali”. Lo ha auspicato questa mattina il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, riferendo in consiglio regionale sui contenuti dell’intesa di Noli e incassando immediatamente la disponibilità del presidente del consiglio regionale ligure, Giacomo Ronzitti che si incontrerà domani con il suo omologo del Piemonte.“L’incontro di Noli – ha detto Burlando – non ha trattato solo i temi di una possibile fusione tra le due regioni o di un diverso assetto, fatto su cui solo il Parlamento e una legge costituzionale possono esprimersi, ma soprattutto questioni concrete per la vita dei cittadini che già ora possono essere affrontate sulla base delle norme previste dal nostro ordinamento”. A cominciare dalla sanità e dall’accordo con la società AMOS per ridurre le liste di attesa sul fronte della diagnostica ed evitare le fughe dei liguri in altre regioni. “Mi è sembrato molto interessante – ha detto Burlando – il principio illustrato dall’amministratore delegato di AMOS, Fulvio Moirano, nel corso dell’incontro con i direttori generali secondo il quale solo i radiologi, per fare un esempio, che la mattina abbiano raggiunto determinate prestazioni operative nel pubblico possono nel pomeriggio dedicarsi all’intramoenia, questo per evitare che tutto venga svolto al di fuori delle strutture pubbliche”.E tra i temi dell’intesa ha ricordato il presidente della Regione Liguria anche la possibilità di avere un doppio medico di famiglia per chi vive in Liguria e ha la seconda casa in Piemonte o viceversa. L’utilizzo dell’agenzia per le adozioni internazionali della Regione Piemonte a cui ora anche i liguri potranno rivolgersi. E infine la possibilità di promuovere congiuntamente i prodotti enogastronomici liguri e piemontesi in uno spazio comune presso la stazione marittima di Savona. “In un Paese in cui si tende a parcellizzare – ha concluso Burlando – mi sembra che l’idea di un percorso congiunto tra le due regioni che possa riguardare gli esecutivi, ma anche i due consigli regionali, sia di sicuro interesse”.
by Ivg.it
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lunedì 9 luglio 2007
LIMONTE: BUONA L'IDEA, PESSIMO IL NOME
Il Movimento Regionalista in merito all'avvio del percorso di integrazione tra Liguria e Piemonte, secondo l'art.117 comma. 8 della Costituzione (“La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni”), promosso dal Presidente del Piemonte Mercedes Bresso, esprime un giudizio positivo nei confronti dell'iniziativa. Si tratta di una scelta che va nella direzione di quel regionalismo “possibile” a Costituzione attuale e invariata, che il MR nel suo Manifesto politico ha indicato come la via maestra di un autentico processo di autonomia regionale. Fatti concreti di oggi e non astrusi progetti del domani per dare risposte al Piemonte e ai Piemontesi.Da sempre la Liguria rappresenta il naturale sbocco del territorio subalpino, non resta che favorire la riunione, anche con altre iniziative tra cui la costituzione di una Euroregione tra Piemonte, Liguria, Nizza, Savoia, di ciò che malauguratamente la storia ha diviso 150 anni fa.Il MR seguirà con attenzione questo processo, che potrebbe portare alla nascita (anche se le difficoltà costituzionali non sono di poco conto) di una macro-regione a statuto speciale sul modello del Trentino Alto-Adige.Le uniche “perplessità”, per usare un eufemismo, il MR le esprime sul nome che si vorrebbe attribuire alla nuova entità, sperando tuttavia che “Limonte” sia solo un' invenzione giornalistica, perché le buone idee per funzionare hanno anche bisogno di essere ben nominate.
On. Guido Rossi
Portavoce Movimento Regionalista
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domenica 8 luglio 2007
Gilberto Oneto: L'asse Piemonte-Liguria, Riflessioni sulla proposta per valorizzare le specificità e le identità locali
Riflessioni sulla proposta per valorizzare le specificità e le identità locali
L’asse Piemonte-Liguria
di Gilberto Oneto
Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte, lancia al collega ligure (e compagno) Burlando l’idea di unire le forze delle due regioni per affrontare assieme una serie di problemi comuni. Facciamo finta per un momento di non vedervi una sorta di risposta ulivista all’asse polista lombardo-veneto e proviamo ad esaminare serenamente la proposta. Alcune cose vere e condivisibili la signora Mercedes le ha dette: che le attuali regioni hanno dimensioni troppo limitate per affrontare taluni problemi e che perciò dispongono di un potere contrattuale insufficiente per trattare con lo Stato centrale. Quando lo diceva Miglio tutti hanno gridato allo scandalo: oggi la proposta trova spazio sui quotidiani dabbene. Si tratta di una considerazione che sta alla base del principio federalista e dell’equilibrio dei poteri. Progetto analogo era stato avanzato da Guido Fanti, allora presidente comunista dell’Emilia-Romagna, nel 1975. Fanti aveva proposto di collegare in un Lega del Po, o in una Lega Padana le cinque grandi regioni settentrionali.A dargli supporto scientifico era stato un comitato presieduto da Romano Prodi. Su quell’idea Fanti, sconfessato dal proprio partito, si è giocato la carriera. Prodi naturalmente no! Stiano attenti Bresso e Burlando, perchè di Prodi ce n’è uno solo. Meno entusiasmo creano alcuni riferimenti alla TAV e al progetto di riaccorpamento delle regioni proposto una quindicina d’anni fa dalla Fondazione Agnelli. I riassetti regionali studiati sulla base di istanze economiche sono una sciagura che ci perseguita da quando i giacobini si sono inventati la suddivisione del territorio in dipartimenti che non coincidono con le entità organiche, storiche e identitarie, ma che anzi, sono concepiti proprio per negarle. E da quando i signori Pietro Maestri e Cesare Correnti hanno disegnato a tavolino le attuali regioni sotto forma di accorpamenti di province per fini statistici. Così oggi l’Italia si trova divisa in venti regioni, che sono poco più che caselle su un tabellario dell’Istat, e sulle quali si dice di costruire una riforma federale dello Stato. Nello specifico le cose vanno meglio che nella quasi totalità dei casi perchè la Liguria è una regione coesa in termini culturali e identitari e il Piemonte può vantare un credibile passato storico. Vanno meno bene se si vanno a rivedere avvenimenti neppure troppo lontani nel tempo. Al Congresso di Vienna i Savoia si erano “pappati” tutti i territori dell’antica Repubblica di Genova, in spregio a ogni legge internazionale e al diritto di autodeterminazione: Liguri e Sardi sono i soli che hanno conosciuto la gioia di diventare italiani senza neppure la parvenza di democrazia dei Plebisciti.L’annessione non era stata giustamente digerita dai Liguri che hanno reagito emigrando numerosi oltre Oceano e fornendo manodopera a tutti i movimenti repubblicani e antisabaudi, ma anche rimpinguando le file dei mazziniani e degli italianisti in una sorta di applicazione politica del “mal comune, mezzo gaudio”. Nel 1849 Genova, che si era ribellata ai sabaudo-piemontesi, è stata bombardata e saccheggiata dai bersaglieri del La Marmora, che ancora oggi non sono bene accolti in città. Naturalmente si tratta di vecchie storie che devono essere superate dalle nuove amicizie che vanno costruite per combattere il comune nemico del centralismo e dello statalismo italiano, anche se sia la Bresso che Burlando si farebbero deportare in Siberia piuttosto che ammettere una cosa del genere e passare per leghisti. In quest’ottica la proposta suona interessante. Se, come dicono, non è fatta per schiacciare ma per valorizzare le specificità e le identità locali, per costruire un embrione di patto federale, allora dovrebbero mandare un paio di semplici ma significativi segnali.Nelle more dell’accordo si preveda il passaggio, previo referendum, alla Liguria dei 35 comuni nella provincia di Alessandria e dei due di Cuneo, che sono liguri per storia, lingua e tradizione, e il passaggio del comune di Olivetta San Michele e della valle del Tanarello alla comunità brigasca del Piemonte. La Liguria, con un gran bel gesto, dovrebbe concedere uno statuto speciale a Seborga, e il Piemonte con grande civiltà riconoscere la specificità dei suoi territori insubri e lo status di comunità o provincia autonoma a Brigaschi, Occitani, Franco-provenzali e Walser, alla Valsesia e alla Val d’Ossola. Allora sì che non ci sarebbero dubbi sulle reali intenzioni autonomiste e federaliste del progetto di collaborazione sovraregionale: più libertà e meno TAV!Tratto da L'Opinione
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venerdì 6 luglio 2007
Il Ministro Lanzillotta sul Limonte
L’ipotesi di dare vita ad una maxiregione Piemonte-Liguria “può essere un’utile opportunità”. E’ l’opinione espressa dal ministro per gli Affari regionali, Linda Lanzillotta, a margine del convegno svoltosi oggi a Torino sul tema ‘Infrastrutture e consenso: interesse generale, minoranze e informazione’. “Ci sono delle norme costituzionali - ha ricordato il ministro Lanzillotta - che consentono di realizzare intese fra regioni per specifici obiettivi o progetti. Nella direzione di fare massa critica per affrontare al meglio le competenze e le funzioni delle regioni, penso quindi che la collaborazione tra Piemonte e Liguria sarebbe un’ottima idea”. Tanto più che, ha affermato la Lanzillotta, “queste due regioni hanno molte complementarietà, sia sul piano geografico che su quello delle infrastrutture e - ha concluso - dei poli di eccellenza sanitaria”.
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giovedì 5 luglio 2007
Danilo Formica sul Limonte
In questi giorni i Presidenti di Liguria e Piemonte hanno dato vita alla Macroregione del Nord Ovest: per ora si parte da semplici intese interregionali su diversi temi quali la Sanità, il Turismo, le pratiche per le adozioni internazionali etc. E' sicuramente un primo passo positivo soprattutto perchè inquadrato in una cornice più ampia che è quella di una maxi regione a statuto speciale. Numericamente il Nord Ovest sarebbe secondo solamente alla Lombardia ed al pari del Veneto; questo vorrebbe dire creare una regione economicamente forte, capace di imporsi sui mercati internazionali: basti pensare che il numero complessivo delle imprese del Nord Ovest sarebbe di 454.746 con un Pil prodotto di 144.289 milioni di euro (valori entrambi superiori a quelli del Veneto). In questi anni molti uomini e forze politiche hanno cercato di innovare in senso federalista il nostro stato ma mai incisivamente, basta vedere l'ultimo referendum sulla Devolution. Oggi entrambi i dirigenti delle Regioni non solo stanno avviando un processo autonomista, ma hanno anche trovato gli strumenti per attuarlo ovvero la Costituzione vigente, art 117 comma 8, il quale permette la stipula di accordi interregionali validi con la semplice approvazione dei rispettivi Consigli Regionali. L'obbiettivo prefissato è quello di arrivare ad uno Statuto Speciale simile a quello del Trentino Alto Adige. I vantaggi derivanti da questi accordi potranno essere molteplici e per entrambe le Regioni; ad esempio in tema sanitario sarà previsto un medico di famiglia sia per il luogo di residenza che per il luogo di vacanza (se si possiede una seconda casa). Quanti Liguri hanno una seconda casa in Piemonte e viceversa? Potrebbe essere l'inizio di una serie di accordi volti a migliorare l'intesa ed i servizi tra le due realtà. Personalmente suggerirei altri provvedimenti quali uno sconto Ici sulla seconda casa per i residenti nella macro regione e l'accorpamento delle Asl costituendo così una Asl unica interregionale. Oggi se un turista piemontese chiama la guardia medica mentre si trova in vacanza in Liguria deve pagare una tassa "sul turismo" di 25 euro per l'assistenza sanitaria, se esistesse una Asl unica la tassa in questione non avrebbe più significato di esistere. Possono essere numerosi i vantaggi ed in entrambe le direzioni ma l'importante è avere chiara una finalità comune, ovvero l'autonomia finanziaria, normativa, regolamentare, amministrativa. Infine sarà importantissimo che la Regione Liguria trattenga maggiori risorse derivate dai nostri porti. Infatti la Liguria movimenta circa il 60 % del traffico container producendo un gettito fiscale di 4 miliardi di euro l'anno. Su questo il Presidente Burlando sembra intenzionato a trattare con i palazzi romani per dirottare parte di quel denaro su progetti di infrastrutture quali il terzo valico e la creazione di un retro porto nell'alessandrino.
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Piemonte e Liguria sempre più vicine: cinque nuovi accordi
Regione Liguria e Regione Piemonte sempre più vicine grazie alla firma siglata stamani di cinque protocolli d’intesa su: sanità, istruzione e formazione professionale, adozioni internazionali, ricerca e innovazione ed infine l’attivazione di una vetrina di eccellenze liguri e piemontesi nel porto di Savona. Inoltre, al centro del dibattito la logistica e le infrastrutture, dalle ex aree dell’Acna di Cengio al bacino dell’alessandrino per il porto di Genova. La firma dei Presidenti Claudio Burlando e Mercedes Bresso è stata siglata nel magnifico scenario del vescovado di Noli. Sul tema della sanità la Regione Liguria si impegna ad entrare con una quota del 30% nella società Amos, costitutia da alcune ASL della Regione Piemonte che ha il 70%, con l’obiettivo di mettere in comune diagnostica specialistica e le apparecchiature per ridurre drasticamente le liste d’attesa. Per la ricerca verranno sviluppate sinergie nel campo delle biotecnologie e della salute con una collaborazione stretta tra Centri di ricerca e Università, accompagnata da processi di innovazione da mettere in comune per le imprese; verrà costituito un comitato di indirizzo con personale delle due Regioni che valuterà programmi ed obiettivi dell’accordo. Sulla formazione: un laboratorio delle professioni, l’accreditamento delle strutture formative nell’ambito del sistema di istruzione e formazione professionale, l’alta formazione per gli istituti tecnici superiori, un’anagrafe regionale degli studenti, azioni per contrastare l’abbandono scolastico e una strategia comune per trasformare i CTP - centri permanenza temporanei - in CPI, ossia centri provinciali per l’istruzione per l’educazione delle persone adulte e interventi per l’orientamento scolastico e professionale, soprattutto per i giovani e nell’ottica di una maggiore integrazione tra formazione e mondo del lavoro. Per rafforzare l’immagine coordinata ed integrata delle due Regioni in tema di promozione turistica è stato siglato un accordo per spazi espositivi delle bellezze naturalistiche e le eccellenze gastronomiche delle due Regioni all’interno del Palacrociere di Savona, grazie alla presenza delle navi di Costa Crociere e ad un traffico passeggeri che quest’anno si attesterà intorno alle 800.000 unità. Infine, la stipulazione di specifiche convenzioni sulle adozioni internazionali e la tutela dei minori, con una collaborazione sinergica tra l’agenzia regionale per le adozioni internazionali della Regione Piemonte - ARAI - con gli uffici territoriali e competenti della Regione Liguria. “Quello di oggi è stato un primo passo di convergenza tra le due Regioni in alcuni settori importanti, in applicazione dell’articolo 117 della Costituzione nella parte in cui prevede la creazione di organi comuni fra più regioni per affrontare materie di interesse comune - ha dichiarato il Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso -, un processo nel quale ora bisogna coinvolgere i rispettivi consigli regionali, in modo da averne la giusta adesione; abbiamo discusso e raggiunto intese su cose concrete per i cittadini, ad esempio sulla sanità con il medico di base sdoppiato, pensando a quanti piemontesi risiedono in Liguria per le vacanze e per diversi periodi dell’anno, quindi si potrà avere un medico di base in Liguria e uno in Piemonte…”. Sulla sfondo rimane quella che Bresso e lo stesso Burlando hanno definito la “seconda fase” (che necessita però di una modifica di tipo costituzionale): cioé la ripetizione del modello del Trentino-Aldo Adige, con la creazione di una macro-Regione a statuto speciale Liguria-Piemonte. E così ha commentato l’incontro di oggi il Presidente della Regione Liguria: “abbiamo parlato non solo della politica infrastrutturale, direi che l’accordo sulla sanità ha un rilevanza significativa per i cittadini delle due Regioni, la società sanitaria mista, con la messa in comune delle apparecchiature medico-sanitarie e che partirà ad ottobre, ci auguriamo possa assorbire una problematica gravosa come le liste d’attesa… Sulle infrastrutture si è avuta una convergenza ampia su porti e retroporti…, una logistica integrata è necessaria allo sviluppo dei traffici e del sistema portuale ligure e questo passa attraverso l’utilizzo delle aree retroportuali come Alessandria da una parte, ma anche della Val Bormida, dobbiamo infatti proseguire nella messa a punto del riutilizzo delle ex-aree dell’Acna di Cengio, un’area credo strategica e propositiva per questa funzione produttiva…”.
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Nasce il Limonte
Noli. Riunione delle giunte regionali di Liguria e Piemonte in seduta comune, questa mattina, nella Residenza di Palazzo Vescovile a Noli. Attesa per il pomeriggio la conferenza stampa con cui i presidenti Claudio Burlando e Mercedes Bresso annunceranno l’accordo di collaborazione fra le due Regioni in materia di ricerca e innovazione, trasporti, logistica, sanità e turismo alla luce di quella partnership istituzionale auspicata dalla presidente Bresso e accolta da Burlando e già battezzata con neologismo di “Limonte”, una nuova ipotetica macro-regione. Cinque i protocolli di intesa che in prospettiva verrano siglati dalle due amministrazioni regionali: nel settore sanitario con la società Amos, nell’ambito dell’istruzione e formazione professionale, in quello della ricerca e innovazione, nel campo dell’adozione internazionale e infine con l’attivazione di una vetrina delle eccellenze liguri e piemontesi nel porto di Savona. Unico intoppo oggi, per la delegazione piemontese, lo sciopero degli autisti regionali (non avveniva da 15 anni) che ha costretto un parte degli assessori a raggiungere Noli in pullman. Un primo patto di collaborazione viene firmato oggi dai due presidenti in materia di ricerca e innovazione. L’intesa nell’ambito dell’e-Government fra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta rinnova un precedente piano di collaborazione quinquennale firmato nel 2001. La convenzione “si propone di promuovere l’interscambio di esperienze e conoscenze per la realizzazione di obiettivi comuni in materia di innovazione - come si legge in una nota - nel complesso quadro di riorganizzazione e decentramento della pubblica amministrazione”. Il programma: alle 14 la firma del documento, seguirà una tavola rotonda con interventi di Aurelio Marguerettaz, assessore del bilancio, finanze, programmazione e partecipazioni regionali della Regione Autonoma Valle d’Aosta, Andrea Bairati, assessore dell’università, ricerca, innovazione, telecomunicazione e e-Government della Regione Piemonte e Giovanni Battista Pittaluga, assessore dell’organizzazione, risorse umane, finanziarie e strumentali e informatica della Regione Liguria. Partecipano inoltre delegazioni delle società Ict regionali deputate a realizzare gli obiettivi della convenzione insieme alle amministrazioni centrali. L’accordo di collaborazione, che ha durata di 6 anni, prevede lo scambio di esperienze in materia istituzionale, organizzativa, applicativa e tecnologica.
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