domenica 22 luglio 2007

Agli altoatesini rimborsiamo ogni anno il 90% dell'Irpef e il 40% dell'Iva

Bisogna aumentare le tasse per ripianare i conti, tirare la cinghia e combattere l'evasione fiscale. Questa la storiella che il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, propina agli italiani ormai da un anno. Salvo poi scordarsela e scendere a compromessi - fiscali, s'intende - con il Trentino Alto Adige e avere in cambio il voto "salva Visco". Un patto che il ministro ha stretto al Senato con la Svp, il gruppo per le autonomie, che comprende, tra gli altri, i rappresentanti delle due province di Trento e Bolzano che, grazie allo statuto speciale, godono già di numerosi vantaggi rispetto alle altre regioni italiane.Vantaggi talmente convenienti da aver innescato la corsa al "secessionismo veneto" di tutti quei Comuni (vedi Cortina) che hanno subodorato l'affare. In una parola: Padoa-Schioppa, e con lui il premier Romano Prodi, hanno stretto il patto per dare concessioni ai più ricchi d'Italia. Un dato su tutti: Trento e Bolzano amministrano ogni anno più di 4 miliardi di euro ciascuna, una mini finanziaria rispetto alle cifre che confluiscono nelle casse provinciali italiane. Basti pensare che quella di Roma, che rappresenta 121 Comuni, 4 milioni di residenti e come estensione è circa il doppio della Valle D'Aosta, ha un bilancio di poco più di 600 milioni l'anno. La sproporzione è facilmente spiegabile con il fatto che, grazie all'autonomia statutaria, il 90% dell'intero ammontare Irpef versato allo Stato dal Trentino Alto Adige ma anche il 40% dell'Iva - rientra nelle casse di Trento e Bolzano.Le quali poi le rinvestono per la sanità, la scuola, le strade e le altre attività socio-economiche. Solo i magistrati e gli apparati militari restano a carico dello Stato. Uno studio dell'associazione artigiani di Mestre (Cgia), inoltre, dimostra che il saldo finanziario per il Trentino Alto Adige è addirittura in positivo. Cioè la differenza tra ciò che la Regione versa allo Stato e i soldi che rientrano alle Province autonome, è favorevole a queste ultime. I numeri? Il Trentino Alto Adige dà (dati 2005) allo Stato 4.391 euro per ciascun cittadino, ricevendone indietro da Roma ben 6.850. Il guadagno era di quasi 2.500 euro per ciascun abitante. Insomma, il compromesso c'è ed ha del paradossale per chi ha fatto della pressione fiscale il proprio cavallo di battaglia. Dal canto loro le Province autonome fanno il proprio lavoro salvaguardando gli interessi del loro elettorato, anche se il presidente del gruppo Svp al Senato, Oskar Peterlini, minimizza: «Ma quale accordo fiscale. Se mai abbiamo chiesto di rivedere gli indici degli studi di settore che stanno strangolando le piccole e medie imprese. Ma questo vale per tutta Italia. Come anche la questione della sburocratizzazione delle leggi». Peccato, però, che proprio in materia di pubblica amministrazione, il Trentino Alto Adige vanti il più grande apparato burocratico d'Italia: 16mila dipendenti, mille per la Regione, 6mila per la Provincia di Trento e 8mila per quella di Bolzano.Tradotto significa che ogni mille abitanti la provincia di Trento dispone di circa 13 dipendenti. Quella di Bolzano addirittura di 16 impiegati pubblici ogni mille abitanti. Ben oltre la media del resto delle province italiane, che è di circa 10 per ogni abitante. Poi ci sono 6mila dipendenti del settore sanità e 8mila insegnanti. Questi ultimi guadagnano quasi 3mila euro in più all'anno dei colleghi del resto d'Italia. Non solo. Lo stipendio medio degli impiegati pubblici è superiore del 30% rispetto a quello erogato nelle altre regioni. In ogni caso, in attesa che il patto "salva Visco" sortisca i suoi effetti benefici sull'economia trentina, un risultato lo ha già ottenuto. Quello di far riaccendere vecchi dissapori con la vicina regione Veneta. Il governatore azzurro, Giancarlo Galan, dopo aver letto i giornali è andato su tutte le furie: «Non sono sorpreso dall'atteggiamento ricattatorio, e indegno per qualsiasi rappresentanza parlamentare, assunto da alcuni esponenti della Svp. Spero che il governo non si presti a questo gioco». Compromesso che, però, già è andato in porto, mettendo i primi pensieri nella testa di Padoa-Schioppa, che avrebbe sussurrato al senatore Peterlini: «Dimmi solo quanto mi costerà quello che chiedete».
PIERGIORGIO LIBERATI
Libero 08/06/07

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