Da Saluzzo l'ex deputato della Lega Nord Guido Rossi guarda al Partito Democratico: "Perché Bresso e Chiamparino dicono cose interessanti"USCITO DAL CARROCCIO DOPO LA MANCATA RIELEZIONE HA DATO VITA AL MOVIMENTO REGIONALISTA E SEGUE LA GESTAZIONE NEL CENTROSINISTRADal Cuneese il Movimento Regionalista guarda con sempre più attenzione agli sviluppi nel Centrosinistra, e soprattutto alla nascita del Partito Democratico. O meglio, all’eventuale nascita di tanti partiti democratici di impianto regionalista, sul modello del Partito socialista catalano. Che il dibattito all’interno del Movimento sia in corso lo conferma Guido Rossi in persona, portavoce del gruppo.Lui, ex deputato saluzzese della Lega Nord, qualche idea ce l’avrebbe su un’evoluzione “catalana” della politica locale, e lo spunto è arrivato da brandelli di interviste rilasciate di questi tempi nientemeno che dalla presidente Mercedes Bresso e dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino, nel senso di una maggiore spinta all’autogoverno.Nel frattempo i regionalisti, Rossi in testa, attendono sviluppi: “Per noi l’obiettivo è quello di raggiungere un impianto regionalista e autonomista per il Piemonte. Con la Riforma del Centrosinistra del 2001 e con la Costituzione di oggi, esistono già gli ambiti istituzionali per il cambiamento. Il federalismo fiscale e altre modifiche sostanziali si possono raggiungere in futuro, per carità. Ma cominciamo a lavorare concretamente nel presente. Puntiamo ad un autonomismo moderno, non ad una riedizione del tempo che fu, per farlo uscire dalle secche della protesta fine a se stessa in cui la Lega Nord lo ha portato. La nuova aspirazione all’autonomia non sarà una “Lega 2, la vendetta”.Già, perchè secondo Rossi nei cinque anni della passata legislatura di centrodestra l’asticella per il salto è stata alzata un po’ troppo, senza ottenere risultati: “La Lega è diventata un partito politicamente e ideologicamente nazionale, e territorialmente lombardo. Si è parlato sempre di un “domani” senza mai portare a casa qualcosa di concreto. Dopo il 2001 è stato promosso un referendum per bloccare la riforma del centrosinistra che non è passato, dopodichè ci si è impantanati in tentativi di riforme costituzionali che alla fine sono state bocciate da un altro referendum. Penso che sia arrivata l’ora di finirla con gli steccati ideologici, per cui se una legge l’hanno fatta “gli altri” è per forza sbagliata. Bastava riempire di contenuti la Riforma federalista del 2001, e avremmo già fatto un passo avanti’’.Purchè si cambi, dunque, e a patto che lo spirito regionalista del Movimento sia assorbito e fatto proprio dai padri fondatori del nuovo PD, l’autonomia va bene anche nelle alleanze. “Se nascesse un Partito Democratico regionale non potremmo non tenerne conto. Ho trovato molto interessanti alcune interviste della Bresso e di Chiamparino; stiamo a vedere come verrà curata la gestazione di questa nuova realtà’’.E proprio perchè l’idea di un possibile aggancio al nuovo PD è stata lanciata da due personaggi saluzzesi di primo piano nel movimento, Luca Pejrona e Pietro Delgrosso, anch’essi fuorusciti dalla Lega, una domanda sul possibile inserimento dei regionalisti nel quadro politico locale è d’obbligo: “Ai nostri verrà lasciata la massima libertà d’azione a livello comunale, seppur discusso all’interno del Movimento. Del resto, le liste civiche hanno ben dimostrato di aver bypassato i partiti, e il nostro approdo “topico” saranno le prossime elezioni regionali, precedute dal test delle provinciali’’.Ma senza andare troppo per il sottile, Guido Rossi si troverebbe male a lavorare fianco a fianco di Paolo Allemano, in una prospettiva saluzzese? “A fronte di una domanda secca rispondo di no, non mi troverei male. Tenendo conto di tutte le premesse fatte sulla nascita e le caratteristiche del nuovo PD, direi che “nulla osta”. Ricordiamoci, però, che a Saluzzo i referenti del Movimento sono Pejrona e Delgrosso, non io direttamente’’.Quanto alla Provincia, Rossi ribadisce di non aver bisogno di piantare bandierine sul territorio a mo’ di risiko, mirando a rafforzare il suo gruppo anche al Torinese. “Certo è che a Cuneo, nel governo della Granda, politicamente il dissenso non esiste. Costa ha anestetizzato tutto con i tavoli di confronto. Alla Provincia manca una “mission”, sono in corso guerre interne di basso profilo mentre il territorio vorrebbe contare di più in Piemonte».E dunque il Movimento Regionalista rimane in stand by, disponibile a dialogare a 360 gradi («se nel Centrodestra nascesse un “gemello” del PD, un Partito delle Libertà di stampo regionalista, apriremmo anche a lui»), sentendosi quanto mai libero su alleanze e adesioni, con una tendenza verso il “low cost”: «Abbiamo notato che i partiti tradizionali costano molto e rendono poco. La nostra sede è il sito internet che abbiamo. Lì discuteremo e confronteremo le opinioni’’
venerdì 13 luglio 2007
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